sabato 5 marzo 2022

Cuore d'atleta, adattamento cardiaco o segni di malattia? Scritto da Alessia Milletich.

Il cuore dello sportivo subisce delle modificazioni indotte dall’allenamento che differiscono a seconda del tipo di sport praticato. Tali modificazioni hanno lo scopo di migliorare la performance sportiva consentendo al cuore di sospingere maggiori quantità di sangue nell’unità di tempo ai distretti corporei interessati.
Gli adattamenti che il cuore subisce dipendono dal tipo di allenamento cui l’atleta è sottoposto e differiscono in base ai carichi di lavoro: negli sport “di resistenza” quali ed esempio il ciclismo e lo sci di fondo l’organismo richiede al cuore un maggior carico di volume di sangue che passa nel cuore, il che viene assicurato mediante un aumento del diamentro delle cavità e dello spessore delle pareti (parliamo allora di ipertrofia eccentrica che interessa tutte le cavità cardiache), mentre negli sport “di potenza” come ad esempio il sollevamento pesi, avremo invece un più marcato incremento degli spessori parietali dovuto ad un maggior carico pressorio (parliamo in questo caso di ipertrofia concentrica).
Il fattore comune ad entrambi è comunque il mantenimento di una normale funzione sisto-diastolica, cioè della normale funzionalità di pompa che il cuore esercita.
Per un medico dello sport è importantissimo poter distinguere se in un soggetto determinate alterazioni dei parametri cardiaci siano riconducibili all’adattamento dell’organismo alla necessità di performance superiori o se invece non ci si trovi in presenza di patologie insidiose.
La metodica attualmente più utilizzata in medicina dello sport per monitorare nel tempo questi parametri è rappresentata dall’Ecocolordoppler cardiaco che permette di effettuare un’accurata diagnosi differenziale con quelle che invece vanno considerate come vere e proprie cardiopatie quali ad esempio la cardiopatia ipertrofica e la cardiopatia dilatativa.
Conoscere bene la vita dello sportivo è un elemento determinante: se un giovane atleta poco più che adolescente praticante per esempio il calcio a livello ludico (es 2 allenamenti alla settimana) evidenzia parametri paragonabili a quelli tipici di un “cuore da atleta” deve accendersi una spia di attenzione. Perché si sviluppi un cuore d’atleta occorrono anni di allenamenti intensi nell’ordine di sedute quotidiane per 5 giorni la settimana, in discipline endurance o di potenza. Nel caso del calciatore amatoriale è necessario quantomeno ipotizzare la presenza di una iniziale cardiopatia ipertrofica, soprattutto se l’ispessimento delle pareti ventricolari non è uniforme e se supera i 13 mm di spessore.
Perché è importante stabilire una diagnosi differenziale tra cardiopatia ipertrofica e cuore d’atleta?
Perché la prima è una condizione patologica che può avere gravi conseguenze in soggetti praticanti attività sportiva, mentre la seconda rappresenta una normale risposta adattativa all’esercizio fisico. Negli USA, dove ancora non esiste l’obbligo di sottoporsi alla visita di idoneità, la cardiopatia ipertrofica rappresenta ancora oggi la prima causa di morte improvvisa nella popolazione sportiva. Fortunatamente in Italia tali soggetti vengono riconosciuti precocemente e viene loro negata la concessione dell’idoneità alla pratica sportiva.
Quando nasce il sospetto?
All’atto della visita medica eseguiamo l’elettrocardiogramma (ECG) che, in taluni casi, presenta degli aspetti caratteristici tali da suggerire la presenza di un ingrossamento del cuore.
Il passo successivo che compiamo è quello di richiedere l’intervento del cardiologo il quale, attraverso un Ecocolordoppler ci fornisce i parametri necessari per suffragare o meno il sospetto diagnostico. I risultati dell’Ecocardiogramma vengono valutati dal medico dello sport considerando il tipo di disciplina praticata dall’atleta, il carico di allenamento sostenuto e da quanti anni si sottopone a quel tipo di allenamento.
Qualora in casi selezionati persistesse comunque un dubbio sulla diagnosi, dovremmo avvalerci di una Risonanza Magnetica Nucleare in grado di svelare anche forme iniziali di cardiopatia ipertrofica.
In casi dubbi cosa fare?
Il primo passo è quello di osservare un periodo di disallenamento di 3-6 mesi, se si tratta di cuore d’atleta possiamo osservare un ritorno alle dimensioni normali del cuore, in caso di cardiopatia ipertrofica il quadro non subirà modificazioni.
Dott.sa Alessia Milletich
Specialista in Medicina dello Sport
DELTA MEDICA
www.deltamedica.net
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cuore d’atleta o patologia insidiosa la differenza

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