mercoledì 5 ottobre 2016

Onu, ecco i paesi più felici: sono anche quelli più produttivi e dove si lavora meglio. Da "Event Report".







La classifica dei paesi più felici sembra futile, ma non lo è. La felicità è una cosa molto seria, tanto che nel 2011 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione con cui invitava i paesi membri a misurare il grado di felicità dei loro cittadini e autilizzarne i risultati per indirizzare le proprie politiche.
Da allora, il Sustainable Development Solutions Network (SDSN) dell’Onu pubblica il World Happiness Report, giunto quest’anno alla seconda edizione e pubblicato in vista dell’Assemble generale Onu di pochi giorni fa.

La felicità è intesa non come l’emozione più o meno transitoria cui (quasi) tutti, prima o poi, sono esposti, bensì come il grado di benessere generale e di soddisfazione per la propria vita. In questa prospettiva, la felicità è considerata dalle Nazioni Unite una componente cruciale di come il mondo misura il proprio sviluppo economico e sociale e un vero e proprio indicatore del progresso di un paese.

“C’è una crescente richiesta, a livello globale, che la politica sia più allineata a ciò che è veramente importante per le persone, per come esse stesse definiscono il proprio benessere” dice Jeffery Sachs, direttore dell’SDSN e uno dei curatori del report. “Anche fra i leader politici si sta diffondendo la consapevolezza che le nazioni devono essere guidate dall’obiettivo di perseguire benessere e felicità per i propri cittadini”.

Secondo il World Happiness Report 2013, che ha analizzato la percezione dei cittadini di 156 paesi, su una scala da 1 a 10 il livello medio di felicità nel mondo è di 5,1. La percezione di benessere e soddisfazione per la propria vita è data da 6 fattori principali: il reddito effettivo pro capite, l’aspettativa di una vita in salute, l’avere qualcuno su cui contare, la libertà difare le proprie scelte di vita, la libertà dalla corruzione e la generosità dell'ambiente che ci circonda. In generale, sostiene il report, il mondo è un posto un po’ più felice e più generoso rispetto a 5 anni fa, nonostante la crisi economica abbia avuto un impatto negativo. I miglioramenti più significativi sono stati rilevati nell’Africa sub-sahariana e in America Latina, mentre le flessioni sono state registrate più comunemente nel paesi industrializzati, in primis quelli europei più provati dalla crisi.

Gli effetti oggettivi della felicità e del benessere, evidenzia il report, sono tangibili: le persone che hanno una vita soddisfacente e vivono in comunità “felici” sono anche più sane, più produttive, più socialmente connesse. Gli effetti positivi si riversano non solo sull'ambiente familiare, ma anche su quello di lavoro, non solo sul tessuto sociale, ma anche su quello economico, a vantaggio dell’intero paese.

Il vertice della classifica della felicità è occupato da 5 paesi europei: Danimarca, Norvegia, Svizzera, Olanda e Svezia. L’Italia è al 45° posto, fra la Slovenia e la Slovacchia, preceduta anche da paesi quali l’Oman, il Qatar, il Kuwait, Trinidad e il Suriname. Quella della felicità è una percezione soggettiva, non assoluta, ma gli italiani, registra il report, sono meno felici nel biennio 2010-2012 di quanto non lo fossero in quello 2005-2007: la crisi economica sicuramente ha pesato molto nella misurazione, ma colpisce la ripartizione del punteggio, secondo cui i nostri connazionali danno un valore molto basso a 3 dei parametri che “compongono” la percezione di felicità: libertà di fare le proprie scelte di vita, libertà dalla corruzione, generosità da cui sono circondati.

In fondo alla classifica una serie di paesi africani: quello meno felice è il Togo, al 156° posto, poi il Benin, la Repubblica Centrafricana, Burundi e Ruanda. Il paese europeo dove la percezione di benessere è più bassa è la Bulgaria, al 144° posto.

Per entrare nel sito "Event report" clicca qui.

Nessun commento:

Posta un commento