domenica 10 gennaio 2016

Porto Torres, 10-01-16. La mia gara di cross. Scritto da Antonello Vargiu.


Le gare di cross sono state sempre la mia passione. Mi piace soprattutto cercare di interpretarle e viverle appieno nella loro difficoltà. Come atleta ne ho corso una cinquantina cogliendo anche 3 titoli regionali.  Proprio le “campestri”, per cui, le aspettavo con trepidazione. Finalmente eccole arrivare. Le ho preparate lavorando negli allenamenti con le ripetute brevi in salita ma soprattutto  intervallando spesso le diverse velocità su percorsi misti.
La mia prima gara di questo 2016 si svolge a Porto Torres (SS) ed è proprio una gara di cross. Parto da Cagliari, poco dopo le ore 07, in compagnia di altri quattro atleti della “Cagliari Atletica Leggera”: Stefano, Mario, Angelo e Daniel. Attraversiamo praticamente tutta l’isola per arrivare, dopo circa due ore, nella cittadina a nord di Sassari. Il clima è molto umido e spira un intenso vento di Libeccio. La presenza del sole fa salire pian piano la temperatura sino a farla arrivare intorno ai 16 gradi. Le prime operazioni, appena giunti nel punto di ritrovo, sono quelle del ritiro pacco gara e applicazione del numero di gara nella canotta. Poi inizio la fase del riscaldamento, assieme ai compagni di viaggio, da svolgersi naturalmente all’interno del percorso gara, in modo da poter studiare tutti i particolari del circuito.
Qualche giorno prima della gara ho avuto la possibilità di verificare gli atleti iscritti alla gara e ciò mi ha permesso di farmi un’idea di quali sono le forze in campo. Conoscere in anticipo i propri avversari di gara, ossia coloro che fanno parte della propria categoria, a me serve per trovare le motivazioni giuste per affrontare la gara. Gli iscritti della categoria SM55 sono 27, ma le persone che possono crearmi qualche problema non sono tante. Tra l’altro mi trovo a gareggiare nella parte più a nord della Sardegna e ci sono tanti atleti che incontro raramente nelle gare che in genere faccio dalle mie parti. Certamente l’atleta più accreditato, a mio avviso, per competere a raggiungere il primo posto di categoria potrebbe essere Tore. Già in altre gare, con Tore, ho avuto modo di correre al suo fianco e conosco bene le sue qualità. Tra l’altro Tore è appena entrato in categoria (SM55) mentre io mi trovo al 4° anno di categoria.
Alle 10,30 ha inizio la gara. La partenza, come al solito, la faccio abbastanza intensa. Ho bisogno di trovarmi sin dall’inizio in una buona posizione costringendo eventualmente gli altri atleti a superarmi anziché avere io questa incombenza. Dopo poche centinaia di mt mi trovo intorno alla decima posizione. Considerato che in partenza saremo stati circa 90 atleti mi rendo conto di trovarmi in un punto privilegiato. Il problema è rimanerci. Tra l’altro se consideriamo che i partecipanti a questa gara sono gli atleti con età inclusa tra i 35 e i 59 anni mi sembra di essere ben messo dato che la mia età è molto più vicino agli atleti più “maturi” che non ai 35 enni.
Il terreno di gara non è agevole.  Gli organizzatori della cittadina “turritana” hanno dovuto ricavare un circuito gara da un terreno incolto, dove la vegetazione è alta e rigogliosa, estirpando tutto ciò che si trovava nel punto di passaggio. Volontariamente ho scelto di non usare le chiodate in quanto il suolo è abbastanza asciutto e fortemente irregolare, inoltre le curve non sono tante. Tra l’altro proprio l’asperità del terreno forse è meglio affrontarlo con una scarpa che possieda un minimo di potere ammortizzante. Nei 6 giri previsti per la gara, lunghi poco meno di 1 km, le difficoltà maggiori sono date sicuramente dal terreno ma anche dal vento trasversale che arriva da sud ovest. Tra l’altro le folate di vento ci arrivano frontali nella lunga salita (circa 250 mt) situata nella parte centrale del circuito.
Il primo giro scorre liscio. Il segnale del primo km, fornito dal mio crono, arriva ben oltre il punto  dove inizia il secondo giro. Occhiata veloce all'orologio, per capire a che andatura vado, e mi appare un sorprendente 3’45”. Cavolo, non pensavo di andare così forte. Con la coda dell’occhio cerco di capire dove si trova Tore, e per fare ciò ne approfitto durante una curva molto ampia dove si cambia radicalmente il lato del percorso. Accidenti non è molto distante, saranno circa 20 mt. A parte Tore non mi sembra che ci siano altri atleti della mia stessa categoria che possano preoccuparmi. Davanti a me solo atleti più giovani. In ogni caso la vedo un po' dura.
Ormai il gruppo si è allungato bene. Io mi trovo a pochi metri dai miei compagni di squadra anche se certamente non credo di reggere a lungo questi ritmi. Sia Mario (SM40)che Stefano (SM50) sono più giovani di me e, sicuramente, hanno maggiori risorse fisiche per affrontare una fatica come questa. Anche loro però, come me, hanno fatto un viaggio di quasi 250 km e sono in piedi dalla mattina molto presto. Nel secondo giro comunque le condizioni fisiche sono ancora buone. Cerco di passare radente ai paletti di ferro posizionati nelle curve per ridurre al massimo la distanza totale da percorrere. Addirittura in una circostanza vado a colpire il paletto con il braccio sinistro sbattendo con l’orologio. Per fortuna tutto è ok, anche se per un po' ho avuto paura che si staccasse l’orologio.
Al terzo giro la fatica si fa sentire. Ne approfitto per rifiatare un po' durante una lunga discesa. Ormai l’andatura è leggermente calata e vengo superato da alcuni atleti che già da tempo mi pedinavano. Per fortuna Tore ancora rimane dietro di me. Nel  quarto e quinto giro stringo i denti e cerco di tenere il ritmo. Un’occhiata veloce sul crono mi fa capire che l’andatura è vicinissima a 4’ a km. Passo sotto l’arco per iniziare l’ultimo giro e sento l’incitamento di tanti amici posizionati proprio in quella zona. Ultimo sforzo. La fatica si fa sempre più intensa. Da un momento all’altro mi aspetto di vedere Tore che mi sorpassa. Poco prima che inizi la salita mi trovo a superare due atleti che corrono affiancati e mi costringono ad allargare un bel po' sul percorso, proprio prima di una curva in senso opposto. Accidenti, bisogna reagire. Se voglio arrivare il primo di categoria mi devo giocare tutte le carte disponibili. Come d’istinto vado a spingere sulle gambe e affronto la salita come se fosse la fase finale della gara. Mi sento sfinito però riesco ad arrivare sino alla parte più alta del circuito spingendo sempre forte. Nell’affrontare la curva posizionata più in alto, volgo lo sguardo per vedere a che punto si trovi Tore. Niente. Non riesco a vederlo. Ho bisogno di un'altra occhiata più attenta per vederci un po' più chiaro. Ok, ora l’ho visto. Tore si trova a circa 50 mt di distanza e mancano ancora circa 400 mt all’arrivo. E’ fatta! Sento le voci lontane dello speaker che annuncia i primi atleti arrivare. Ormai le motivazioni aumentano alle stelle, ma anche la fatica non è da meno. Rifiato leggermente in una breve discesa e mentre mi accingo ad affrontare una delle ultime curve mi trovo sul lato del percorso il mio compagno di squadra Stefano completamente fermo. Istintivamente gli urlo di riprendere la gara, dato che ormai mancano poche centinaia di metri, e lo supero girando nella curva a destra. Altra breve salita controvento ma ormai la stanchezza non la sento più di tanto. La certezza anticipata di aver conquistato il primo posto di categoria mi fa vivere in una sorta di “estasi”,  tanto da non sentire quasi più la stanchezza.  La spinta sulle gambe avviene quasi per inerzia. Ultimi 150 mt di discesa verso l’arrivo. Sento il pubblico che mi incita e indirizzo il mio sguardo verso l’arco di gomma che rappresenta il punto d’arrivo. Davanti a me non vedo altri atleti ma poi scoprirò che ad anticiparmi nella classifica assoluta è stato proprio Mario, il mio compagno di squadra. Stefano invece arriverà poco dopo di me e ciò mi fa veramente piacere, in quanto, può darsi che sia stato proprio il mio incitamento a farlo riprendere a gareggiare. Tra l’altro arriva anche primo della categoria SM50.

Al secondo posto del podio Tore.
Finalmente l’arrivo.  Sono completamente stremato.  Nonostante ciò riesco a trovare la forza per sollevare al cielo le braccia e salutare tutto il pubblico. Ho quasi difficoltà a bloccare il crono del mio orologio. Ci vuole quasi un minuto per riprendermi dalla fase di fatica intensa. Come mio solito mi avvicino a salutare tutti gli atleti che trovo li vicino. Sono tutti super stremati. Stretta di mano soprattutto con Tore che arriva con una buona manciata di secondi dietro di me. Abbiamo anche la possibilità di scambiare a caldo qualche impressione sulla gara. A parte la difficoltà del percorso Tore rimarca proprio il fatto che quando mi ha visto cambiare ritmo, in quella salita, ha perso tutte le speranze per raggiungermi. Io in ogni caso mi complimento con lui per avermi seguito a così breve distanza, per quasi tutta la gara, e gli faccio notare che magari avrebbe dovuto osare un po' di più nella parte centrale della gara. Certamente aver gareggiato con un avversario come Tore mi ha favorito ai fini del risultato finale ma soprattutto mi ha permesso di trovare dentro di me tutta quella forza agonistica che magari in una gara più semplice non avrei mai tirato fuori. Tra l’altro anche aver raggiunto la 12^ posizione assoluta oltre ad aver raggiunto la prima posizione di categoria è per me motivo di grande soddisfazione. 

Le foto sono state gentilmente concesse da Katiusha Sitzia.        

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