domenica 21 luglio 2013

Kia Ora a voi che siete adlila’ degli Oceani e delle Americhe, senso di pace e liberta’... Scritto da Alberto Cauli.

Auckland (Nuova Zelanda), 21 luglio 2013 alle ore 12.47

Spiaggia di Karaka Bay.

Un mese fa lasciavo l’Italia e iniziavo a realizzare quello che da sempre era il mio sogno. La Nuova Zelanda. Diversi amici in questi giorni mi hanno detto di scrivere qualcosa su questa decisione. Su questo radicale cambio. Non lo avevo ancora fatto, stupendo me stesso perche’ ero convintissimo di scrivere gia’ dopo qualche giorno dal mio arrivo. Ma nulla, eppure ho visto tante cose, diversi paesaggi, tanti volti cosi’ diversi da noi, che provengono da posti tanto lontani, come me in fondo. Ma nulla. Oggi pero’, in questa domenica che per me si avvia al termine e tanti di voi sono diretti al mare, ho sentito qualcosa di particolare. Guardavo questo mare immenso che bagna Auckland, quando a casa per voi l’alba era ancora lontana, passeggiando per Karaka Bay. Spiaggia fantastica che con la bassa marea lascia sulla sabbia un’immensa distesa di piccolo conchiglie bianche. Una stupenda e soleggiata domenica invernale con 20 gradi, un senso di pace e libertà che finalmente mi ha dato quello che volevo: trovare le parole giuste e scrivere. Ho raccolto e riletto gli stati che ho pubblicato in questo mese, ho letto le mail che diversi amici mi hanno mandato e le mie risposte. Il risultato e’ questa nota. Quando penso a chi e’ a casa, nella nostra bella Isola coi 4 mori sopra gli occhi, immagino che possa spesso vedere, almeno tramaite le foto e le parole, cio’ che mi si presenta davanti agli occhi. Anche a questo serve scrivere. A sentirsi piu’ vicini alla propria terra e ai propri amici e cari. Esattamente come il piccolo bracciale coi 4 mori che mi e’ stato regalato il giorno prima di partire: “Per non dimenticarti mai da dove sei partito”. Mi e’ stato detto, non senza qualche attimo di commozione. Quando ho chiuso la valigia l’ultima cosa che ho infilato e’ stata la piccola bandiera dei 4 mori che mi ha accompagnato in tanti viaggi per le maratone all’estero, in modo che fosse la prima cosa ad essere tirata fuori. Ora e’ appesa in camera. Ogni mattina la guardo pensando “Buongiorno a voi Casa” - e mi ricordo di tutti i km percorsi e la fatica fatta per arrivare al traguardo. Non si deve mai mollare. Non si deve mai perdere la speranza di non arrivare alla fine di una corsa, di un progetto, di un qualcosa che vogliamo e dobbiamo raggiungere per stare meglio. E cosi’ dopo tanti chilometri e diverse maratone… - Goodbye Italia – penso mentre alzo gli occhi e il poliziotto di Malpensa mi timbra il passaporto. Il giorno prima, quando a sera tardi ero partito da Alghero, mi sono girato sulla scaletta dell’aereo, prima di staccare i piedi, ho visto il tramonto in direzione del mare. Il caldo di giugno inoltrato mi ha accompagnato dentro l’aereo e via. In quota guardavo il mare col sole che calava e pensavo a quando sarebbe stata la prima volta che avrei rivisto l’Isola e gli amici. Ma ero ben felice. Poi in poco tempo e’ apparsa la Corsica sotto di me. Il mio viaggio era ufficialmente iniziato. Ficthe diceva che "L'uomo si costruisce una patria sotto qualsiasi lembo di cielo", ma ribadisco che non bisogna mai dimenticarsi da dove si è partiti! Ero arrivato al punto di pensare che in Italia non era piu’ possibile stare. Figurarsi in Sardegna. Poco futuro, pochi o nessuno stimolo. Non era quella la vita che sognavo. E quando in un posto non stai bene, fai un lavoro che non ti piace e per di piu' senza sicurezza, hai davanti due scelte: o resti e ti fai piacere tutto il quadretto, ma non vivi; oppure lasci tutto e tutti e parti per un’altra meta e ricominci da zero, cercando di vivere di nuovo e meglio. Io ho scelto la seconda. Non senza un pizzico di avventura in questa mia trasvolata. Sono nel paese dove da sempre sognavo di andare, da sempre mi affascinava, da sempre lo pensavo, lo sognavo, mi dicevo che prima di morire almeno una volta ci sarei voluto andare. Cosi’ lontano, ma forse cosi’ tanto fascino e’ dato proprio dalla lontanza. Non esiste sulla terra altro paese piu’ lontano dall’Italia. Allora ho raccolto tutte le mie energie e le forze mentali e ho puntato tutto su questa mia impresa transoceanica! Qui tutto e’ differente. Stagioni opposte all’Italia, dalle 10 alle 12 ore di fusorario avanti, anche le piccolo cose che possono sembrare banali sono differenti. Sono passati diversi giorni e pomeriggi con pioggia e sole, sole e pioggia, sempre la stessa cosa, ma ne e’ valsa veramente la pena di venire fin “quaggiu’”. Anche se quando ti Fermi a pensare alle motivazioni di questa scelta, un po’ di rabbia dentro la senti. “Pensare che bisogna andare cosi’ lontano da casa per trovare il proprio spazio, il proprio posto, per vedere esattamente come funziona il mondo…” e il mondo, l’ho sempre pensato, non passa per la Sardegna. Piaccia o meno. Eppure, tanti prima di me sono emigrati, tantissimi si sono stabiliti e realizzati. Con onore, con la fatica dello studio e del lavoro. Ho sempre ammirato i nostri conterranei nei circoli dei Sardi sparsi per il mondo. Ogni santo giorno, calarsi in nuovi equilibri, nuove e totalmente diverse mentalita’, nuovi usi e costumi. Il proprio Paese lo si puo’ onorare anche all’estero, col lavoro o lo studio, non senza sacrifici certo. I nostri nonni e bisnonni emigrarono prima di noi con la valigia obsoleta legata alla bene meglio. Alcuni senza nemmeno sapere una parola della lingua del paese che sarebbe divenuto poi la loro nuova Patria. Oggi, emigriamo con i tablet, skype e facebook. Ma devi sempre comunque ripartire da zero. In un pomeriggio di pioggia (come tanti), mentre a casa stavate per iniziare un nuovo giorno, lessi lo status di un’amica che da anni ormai e’ sarda nel mondo. Una frase che e’ una conferma in piu’ del passo fatto, di quando sei pienamente convinto delle tue scelte e superi la “paura del nuovo”. "Tra vent’anni sarete più delusi per le cose che non avete fatto che per quelle che avete fatto. Quindi mollate le cime. Allontanatevi dal porto sicuro. Esplorate. Sognate. Scoprite" (Mark Twain). Basta non aspettare vent'anni, cime mollate! Me lo ricordo bene il momento in cui sono arrivato qui. Dagli oblo’ dell’aereo dopo tre giorni di volo, il sonno che ti assaliva per I diversi scali e fusorari attraversati, avere visto il cambio del giorno con la notte, ecco finalmente d'improvviso apparire le coste della Nuova Zelanda. Le onde dell'Oceano Pacifico sulle spiagge lunghe, poi improvvisamente appare Auckland... Vastissima! Senza fiato. Una scritta sul pavimento degli arrivi recita: “Benvenuti nel posto dove la fantasia diventa vita”… Al controllo doganale l’ufficiale mi chiede “For tourism?” – Yes Sir! – e il tanto sognato rumore di timbro, si stampa sul mio passaporto. "Welcome to New Zealand!". Lo guardo in faccia un attimo, prima di rispondere, serio ma dentro urlante di gioia e poi deciso dico: "Thank you sir!" e penso che inizia finalmente il mio secondo tempo! Ho girato diversi posti, diverse baie che qui ad Auckland sono numerose. Nel centro citta’ vedi persone di tutte le nazionalita’. I Neozelandesi, detti Kiwi, sono ospitalissimi e gentili! Ti danno il cuore, non appena entri in confidenza! Passi e ti mescoli in mezzo alla gente in Queen Street e ti senti parte di questo mondo. Inizi ad orientarti per questa vastita’ che e’ la citta’. Ogni nuovo e piccolo passo che riesci a fare, ogni angolo o strada che scopri e calpesti per la prima volta, sono auto attestazioni di stima. Ma il giorno che sono stato a Phia Beach, non credo lo potro’ mai dimenticare. Dopo curve in salita la strada comincia a scendere ed ecco che, dietro ad una curva, una piazzola belvedere. Improvvisamente una distesa incredibile di sabbia nera vulcanica fa da cornice al Mar di Tazmania. Dietro l'orizzonte col vento che sale portando salsedine, immagino la lontana e immensa Australia... posti solo studiati in geografia ora sono realtà. Non ho parole per descrivere la bellezza di questi paesaggi. Le foto parlano da sole… Per la prima volta ho sentito il profumo di libertà appena mi sono affacciato in questo paradiso che finché non lo vedi non puoi immaginarlo! Mi sono messo a urlare, era la prima volta che mi capitava. A 31 anni mi sono sentito un uomo libero – ho pensato – non devo niente a nessuno, sono qui perche' IO l’ho voluto con la mia testa, la mia determinazione e le mie energie! Decine e decine di metri di sabbia davanti a me e il mare che col suo rumore copriva queste urla di felicita’. Quando e’ arrivata l’ora del tramonto ho pensato a casa - Buongiorno Italia! Questo sole che ho appena visto tramontare sta sorgendo da voi e Goodnight New Zealand. Cosi’, il primo mese transoceanico ad Auckland e' trasvolato...e mi vengono in mente le parole della nota canzone: "Buonanotte all'Italia deve un po' riposare tanto a fare la guardia c'è un bel pezzo di mare...Buonanotte all'Italia che ci ha il suo bel da fare...fra un domani che arriva ma che sembra in apnea ed i segni di ieri che non vanno più via...di carezza in carezza tutta questa bellezza senza navigatore...". Nonostante tutto cio’ che mi ha spinto ad andare via, come tanti prima di me hanno fatto e tanti altri faranno, penso spesso che siamo un grande Paese. Abbiamo tante cose, da esportare e da insegnare, la nostra cultura la studiano qui nelle Univerista’ non in semplici corsi di laurea ma in interi dipartimenti ad hoc. Ma abbiamo davvero tanto da imparare! Seneca diceva "Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare". Quando lo provi sulla tua pelle cominci ad amare la filosofia che a scuola odiavi. La mia rotta: Nuova Zelanda, cosi' lontana, cosi' diversa, cosi' esotica e affascinate, dove tutto ha un perche', dove la gente e' ospitale e tutti rispettano regole per il bene comune. E questo senso di civilta’ l’ho accarezzato oggi, nella spiaggia di Karaka Bay, dove il 4 marzo 1840 Inglesi e Maori firmarono un trattato di pace e convivenza dei primi nei territori dei secondi. Impossibile non pensare a quei lontani esploratori che secoli prima di noi scoprirono questa terra meravigliosa, portando pero’ anche l’oppressione coloniale. Che con un gesto di civile accordo, sembra avere un volto piu’ umano. Sono dovuto venire fin quaggiu’ e capire diverse cose, ne e’ valsa e ne vale la pena. 

Alberto Cauli.

Kia Ora (saluto in lingua Maori) a voi che siete adlila’ degli Oceani e delle Americhe, senso di pace e liberta’ da questa incredibile baia, dove la bassa marea porta via le acque dei golfi di Auckland decine e decine di metri lontano lasciando immense distese di conchiglie bianche… Good night and good luck!


Alberto è un atleta TM della "Marathon Club Oristano". Oltre ad aver condiviso con lui diverse gare isolane, in particolare Mezze Maratone, Alberto ha fatto anche la Maratona di Firenze (27-11-11 in 3:09'40), quella di Barcellona (28-03-12) e quella di Dublino (02-11-12). Alberto ha scritto i resoconti di alcune gare. Per leggere il resoconto della Maratonina di Gerusalemme (16-03-12) clicca qui, per la Maratona di Barcellona clicca qui mentre per la Maratona di Dublino clicca qui

2 commenti:

  1. Luglio 2010, 1 mese contromano, da Auckland a Dunedin...esperienza di viaggio e di vita difficilmente paragonabile a qualunque altra. Hai fatto la scelta migliore; fra le miriadi di cose che puoi fare running parlando ti consiglio il Coromandel e l'Otago Peninsula, per dirne due...

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  2. Grazie davvero per il tuo commento! Mi scuso col ritardo nel risponderti! In effetti ho visto che ci sono diverse gare interessanti, tra cui la maratona di Auckland il 13 novembre, se non mi sbaglio. Non appena finiro' la fase di assestamento e la mente sara' bella libera riprendero' ad allenarmi. Qui come immagini i posti non mancano. Grazie di cuore per le dritte! Alberto

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