giovedì 2 giugno 2016

Villacidro, 02-06-16. La mia gara attorno al lago con Armando Xaxa. Scritto da Antonello Vargiu.

Foto poco prima della partenza.  Foto Valeria Scalas.
Era da un po' di tempo che non facevo una gara con Armando, atleta ipovedente di 48 anni, e ci tenevo tantissimo. Con lui ho portato a termine, con questa qui, ben 17 gare, di cui già altre due a Villacidro. Corriamo uniti da un cordoncino che ci tiene a circa mezzo metro di distanza, ma all’occorrenza intervengo anche direttamente con un braccio se si presenta qualche emergenza. Per il resto, durante il percorso gara, saranno le mie parole a indirizzarlo e ad avvisarlo in tutto e per tutto. Stavolta so benissimo che sarà più dura rispetto alle altre edizioni.
Antonello e Armando.   Foto Arnaldo Aru.
Armando è reduce da problemi fisici a un piede per cui non si è potuto allenare con regolarità in questi ultimi mesi. Per fortuna ultimamente, tra spin bike e tapis roulant, è riuscito a rimettersi un po' a posto.
La giornata a Villacidro è leggermente ventilata per cui, nonostante un tiepido sole, la temperatura è sopportabile. La gara è piuttosto lunga (11,5 km) e non semplice. Sono presenti costanti salite e discese, seppur brevi, che costeggiano sempre la diga.
In partenza siamo circa 700 atleti ed è un po' difficile trovare la posizione giusta per la partenza. Non possiamo metterci troppo avanti altrimenti blocchiamo parecchi atleti che vanno più forti di noi ma nello stesso tempo non è strategico neanche partire troppo indietro altrimenti diventa problematico superare altri atleti. Bastano circa 20’ di riscaldamento per poi indirizzarci nel punto di partenza. Poco dopo le 09,30 avviene la partenza. Mi rendo conto sin da subito che siamo partiti da troppo indietro. Occorrono circa 15” per riuscire a transitare nel punto in cui viene rilevato il tempo iniziale. La paura di partire con tranquillità per non sottoporre Armando ad uno sforzo intenso sin dall’inizio si è dimostrata infondata. Davanti a noi ci sono decine di atleti, soprattutto ragazze, che vanno ad un ritmo più lento di 5’30”. Per di più generalmente corrono in compagnia tra loro per cui formano una sorta di sbarramento per noi che, invece, siamo obbligati a correre affiancati. Il primo km per noi è abbastanza lento (5’16”) e lo trascorriamo cercando di superare altri atleti.
Finalmente al 2° km riusciamo a trovare una posizione più consona alle nostre capacità podistiche. Tra l’altro proprio il fatto di avere maggior spazio e passando sempre nei punti più larghi per avere ampi spazi ci ha consentito di recuperare moltissime posizioni (2° km 4’41”). In ogni caso avvertivo delle buone sensazioni da parte sua e ciò mi faceva ben sperare sul proseguo della gara. Durante il 3° e 4° km ci assestiamo percorrendo finalmente il ritmo più adatto. Seppure io tendo ad impostare il ritmo in funzione delle sensazioni e reazioni che avverto di Armando, cerco anche di non tirare troppo la corda, e dargli quei momenti di recupero che a volte sono fondamentali per il proseguo. Avendo anche fatto, tre giorni prima della gara, una simulazione in allenamento sulla stessa distanza (12 km) sapevo benissimo che Armando non aveva una preparazione tale da poter andare sotto i 5’ a km (3° e 4° km 4’58” e 4’59”). Il 5° e 6° km sono stati decisamente i più duri. Sali scendi continui e difficoltà da parte di Armando a trovare la concentrazione giusta (5° a 5’06” e 6° a 5’08”).
Per un atleta come Armando, che durante la fase della corsa annulla totalmente il proprio campo visivo, non è facile trovare la giusta concentrazione. Ha necessità di avere lo spazio libero davanti a se e quella tranquillità psicologica di non pensare ad eventuali ostacoli che si possono manifestare durante la corsa. Anche le curve costanti o le deviazioni per evitare qualche atleta (che si posiziona davanti) gli tolgono quella serenità che invece sarebbe molto utili per lui. A volte è sufficiente che lui sappia di non avere nessuno davanti e di trovarsi un bel rettilineo per avere un rendimento decisamente migliore. La serenità gli permette di adottare una tecnica di corsa che, a mio avviso, è veramente bella da vedere. Molto spesso sono io stesso ad invitarlo a rilassarsi un po' e fare dei respiri profondi per poi ripartire con la tecnica di corsa più opportuna.
Dal 7° km in poi avviene la svolta. Una leggera brezza costante e qualche ombra in più rispetto alla prima parte consente ad Armando di ritrovare delle energie nascoste. Lo vedo più reattivo e determinato e lo incito a osare un po' di più. Nonostante le curve continue e i sali scendi che si ripetono ancora più intensamente rispetto ai primi 5 km, lo vedo molto più collaborativo. Questo è l’Armando che piace a me, capace di soffrire e reagire (7° km 4’57”, 8° 5’00” e 9° 4’59”). Ormai mancano poco più di 2 km. Si sentono le voci dello speaker che annuncia i primi arrivi. In linea d’area la distanza non è tanto però poi c’è da fare un’altra rientranza della diga per cui la distanza è ancora lunga. Davanti a noi ci sono atleti che arrancano un po' e manifestano qualche difficoltà. Sia io che Armando diamo un po' di conforto agli atleti dando qualche consiglio per recuperare.
Se già ritenevo un successo, per Armando, il fatto di reggere un ritmo da 5’ a km senza avere un adeguato allenamento mai mi sarei aspettato poi il risultato degli ultimi 2,5 km. Proprio in questi ultimi km riesco a rivedere il vecchio Armando, quello dei tempi migliori. L’Armando capace di chiudere una mezza in 1:35’. Naturalmente il ritmo glielo detto io, almeno ci provo, ma lui reagisce molto bene. Mi rendo conto che vuole arrivare a chiudere la gara in progressione e lo incito sempre di più. Anche raggiungere un avversario che si trova a 50 mt diventa per lui uno stimolo per incrementare l’andatura. Una sfida nella sfida. Pian piano supera diversi atleti e sembra non accontentarsi. 10° km in 4’50”. Ormai è determinato e mi rendo conto che vuole arrivare sino alla fine continuando a spingere. Il mio è un continuo relazionare in corsa di tutto e di più. Salite, discese, loro lunghezza, pendenza, difficoltà, curva a destra, curva a sinistra, velocità a km, distanza mancante all’arrivo, ecc. Il mio è un continuo parlare e dettare tutto quanto: ritmo, respiro, gambe, braccia.

Anche l’undicesimo km è finalmente passato (4’51”) e ormai ci troviamo nel rettilineo dello sbarramento della diga. In lontananza si vede l’arco dell’arrivo e sembra non arrivi mai. Per fortuna lo vedo solo io e lui invece continua a spingere e a tenere sempre alto il ritmo. Breve cenno di cedimento nei 200 mt finali ma bastano due mie “urlate” d’incoraggiamento e per fortuna riprende a spingere perfettamente. Finalmente l’arrivo. Certamente è stato uno degli arrivi più difficili per Armando, però poi ho capito che è stato anche uno tra quelli dove ha avuto maggiori soddisfazioni. Distanza gara 11.540 mt (abbiamo dovuto sempre prendere la parte più esterna del percorso per correre liberamente) in 56’58” a una media di 4’59”.   

Per vedere i risultati della gara, tratti da TDS, clicca qui.
Per vedere i risultati di tutte le gare, tratti dal sito Fidal Sardegna, clicca qui.       

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