domenica 3 maggio 2015

Chia, 03-05-15. Chia Laguna Half Marathon – Alla conquista del sacchetto. Scritto da Lorenzo Pisani.

Lorenzo Pisani.
Per una gara che si propone come “evento” di livello nazionale ed internazionale, ricca di un budget straordinario per il mondo del podismo sardo e giunta ormai alla quarta edizione, ho visto cose “strane”.
  • I pacemaker avevano dei palloncini gonfiati a bocca e dovevano quindi tenerli su con le mani (non potevano permettersi un po' d'elio?)
  • Ai ristori non davano acqua liscia ma solo quella effervescente offerta dallo sponsor. Molti podisti hanno avuto problemi di stomaco.
  • Lo speaker durante le premiazioni, era nervoso, diciamo pure apertamente antipatico. Dopo ore di lavoro, forse aveva esaurito la sua dose di simpatia forzata mostrando la sua vera natura.
  • Abbiamo fatto scuola. L'errore di percorso nel trail di Capoterra è stato un tale successo che la maratonina internazionale di Chia ha pensato bene di imitarci, facendo percorrere 3 chilometri in più alla maggior parte dei concorrenti della 10 km, compresi tutti i top runners.

Per il resto è stata una bella mattinata di sport, arricchita dalla partecipazione straordinaria di circa 3000 podisti. Dopo l'inno nazionale si parte sotto una nuvola di coriandoli. La caccia al sacchetto è iniziata.
Foto di Arnaldo Aru

Quando passo accanto ai primi cartelli chilometrici tiro fuori dal taschino dei pantaloncini il resto fossile di un vecchio cronometro; i primi 2 km scorrono in circa 3'50, poi si allungano fino a quasi 4'. Mi guardo intorno. Fra molti sconosciuti, riconosco qualche volto noto, qualcuno anche della mia categoria ma non so chi farà la mezza e chi invece si fermerà al decimo e mi pongo quindi in uno stato di controllo attendistico. Intanto, cerco di interpretare, guardando bene capelli e viso, la categoria degli sconosciuti. L'empasse tattica si scioglie all'ottavo chilometro, quando il percorso della 10 km si stacca e il gruppo si sfoltisce facendo sparire anche tutti i miei rivali, noti o presunti, di categoria. Il caldo si fa sentire e cominciano le salite, a tratti ripide. Sicuro che i tempi si stanno allungando, non guardo più il cronometro. Alcuni atleti sono fermi a bordo strada, cotti. Anche io sono cotto ma sono coriaceo e continuo a correre inseguendo i miei obiettivi. Al quindicesimo c'è un giro di boa che, a partire da un chilometro prima, mi permette di incrociare ed applaudire grandi campioni come Ruggero Pertile e Valeria Straneo, alcuni fra i migliori specialisti sardi come Vincenzo Tanca e Giuseppe Stara e … pochi altri! Arrivato al giro di boa, mi rendo conto che davanti a me sono davvero pochi, meno di venti, e nessuno, che io sappia, della mia categoria. Dietro invece sono tantissimi e quando li incrocio ricevo innumerevoli e graditissimi incitamenti. Non mi resta che cercare di mantenere questa posizione per raggiungere l'agognato sacchetto. Intorno a me si aggirano Efisio Erriu, sicuramente più giovane di me e Marco De Lucchi, di età indefinita. Per un po' resisto ma alla fine la domanda da sacchettaro è inevitabile: “sei master 50?” “no, tranquillo sono 45”. Stabilita la tregua, l'adrenalina ha assunto un retrogusto di camomilla e non mi è rimasto che correre tranquillamente fino al traguardo. Il tempo che leggo sul cronometro posto all'arrivo, 1h27'40, è davvero mediocre ma mi consolo ampiamente con un 15esimo posto assoluto (su un migliaio di partenti) e, soprattutto, con un primo su 115 di categoria: il sacchetto è conquistato. Ma c'era un altro obiettivo che mi ha spinto su per le calde salite e mi ha sostenuto quando la stanchezza cercava di buttarmi giù. Le piacevoli chiacchiere del dopo gara e il buffet sotto il sole battente, non mi distolgono da quell'idea. Ci dovrebbe essere tempo prima delle premiazioni. No, non è la solita birra fresca.

Resoconto tratto dal blog di Lorenzo Pisani, Velleità.

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