giovedì 27 aprile 2023

La corsa: un modo per essere migliori e vivere bene. Scritto da Pietro Cristini su Running Italia.

Una frase significativa
"Scrivere è un tic" è il titolo di un libro di Francesco Piccolo, Edizioni Minimum Fax , da cui ho tratto la seguente frase:
"Ci deve essere qualcosa, qualsiasi altra cosa, che praticandola ogni giorno faccia sentire migliori. Qualcosa che ogni volta fa avanzare di un millimetro i pregi, e indietreggiare di un millimetro i difetti. Ecco, questa cosa bisognerebbe frequentarla con metodo."
Dopo averla letta e meditata mi sono chiesto: “Questa cosa, azione, pensiero, modo di essere potrebbe individuarsi nella pratica regolare della corsa?”

L’avvio della trasformazione
In qualche modo sì, perché chi decide di iniziare a correre, anche se spesso non è completamente consapevole, avvia un processo di trasformazione di sé stesso sia nel fisico che nella propria mente, sino a pervenire ad un miglioramento psico-fisico che aiuta a star bene con sé stessi e, di conseguenza, ad avere migliori rapporti con il prossimo.
Chi inizia a correre, abbandona l’uomo che era, piuttosto pantofolaio, per avviarsi verso l’uomo che sarà, cioè amante della corsa. Sottrae tempo ad attività magari più banali che non fanno più premio sul nuovo agire, per investirlo sul suo nuovo modo di essere che comporta, probabilmente, l’individuazione di obiettivi di miglioramento tecnico e/o personale, la ricerca di solide e convincenti motivazioni, accarezzando piccole o grandi speranze.
Diventa, in qualche modo, più creativo, sfuggendo a consolidati modelli mentali, alla solita routine, all’ansia spesso figlia del vivere quotidiano, dedicando tempo a ciò che lo fa star bene ed in pace con se stesso.

Il suo evolversi
Con il passare dei giorni, nel giro di qualche mese e attraverso una pratica costante, regolare, possibilmente graduale e progressiva, impara a capire cosa la corsa può offrirgli; potrebbe addirittura accadere di esserne calamitato, attratto in modo irresistibile, diventandone in qualche misura dipendente. Quando ciò accade si può affermare che la trasformazione è veramente avviata, ed a quel punto si comprende sulla propria pelle, senza troppe parole, quanto è accaduto di nuovo dentro di sé.
E’ un momento quasi magico: quell’avvio, magari stentato, incerto, forse poco convinto, costellato da momenti di entusiasmo alternati ad altri di scoramento, è riuscito ad infrangere schemi mentali consolidati e pervenire ad un livello tecnico dignitoso o ad una pratica di corsa appagante. Ha preso forma, significato, convinzione, determinazione, raggiungendo addirittura la mente, là dove tutto inizia, dove si susseguono pensieri ed emozioni di ogni tipo.
Si scopre, sommessamente, e poi sempre più imperiosamente, di non essere più la stessa persona. Ci si avvia, allora, a percorrere un ideale sentiero tendenzialmente infinito di cui è difficile immaginarne la fine.
Normalmente si è più interessati a ciò che, in gergo tecnico, viene individuato come “fondamentali”: quanto e come correre, in quale modo respirare, quale equipaggiamento adottare per giungere a misurarsi con i cosiddetti indicatori di quantità della corsa (velocità al Km, tempi di percorrenza di un determinata distanza, chilometri percorsi in una settimana suddivisi nelle varie modalità previste dalle più comuni metodiche).


corsa
Nel gradino successivo si diventa, inevitabilmente, più attenti ai movimenti effettuati in corsa: si affaccia una qualità importante, quella consapevolezza che permette di scoprire le caratteristiche della “corsa di qualità”, del correre con più naturalezza e scioltezza, gustando e meravigliandosi ad ogni passo di corsa, ricercando soprattutto il piacere, la gioia senza alcuna finalità immediata sino a raggiungere la piena consapevolezza del gesto atletico che fa apprezzare quanto accade in noi. Allora la corsa non sarà più routine, un elemento della lista delle cose che si debbono fare in una giornata, ma diventerà l’espressione del nostro modo di essere, possibile momento di ricarica psicologica, di mente alleggerita dalle poche o tante preoccupazioni quotidiane.
Si lascerà alle spalle la meccanicità dei gesti, l’apparente ripetitività dei medesimi per lasciar posto ad una vera partecipazione al momento dinamico della corsa sino a fondersi pienamente in essa: a quel punto ci si sarà completamente immedesimati in essa e non sarà più possibile distinguere chi corre dall’atto del correre. Avverrà una fusione tra corsa e corridore tale da qualificarsi come perfetta e sarà un momento magico, ripetibile solo al verificarsi di determinate condizioni.
Tecnicamente si afferma che la corsa di durata rilasci nell’organismo un certo livello di endorfine, sostanze con struttura chimica simile agli oppiacei che trasmettono un diffuso senso di benessere oltre ad un auto-medicamento contro la fatica quando si corre in modo impegnato: quindi la corsa ha in sé la saggezza di produrre sensazioni piacevoli sino a raggiungere una vera euforia (runner’s high) quando si perviene alla piena padronanza del proprio corpo, quando le gambe “girano bene”, la respirazione non è forzata, la psiche risulta leggera come una nuvola. Ecco che allora e solo allora si tocca, anche solo per pochi attimi, l’indescrivibile momento della perfezione atletica, della lievità simile al volo.

Possibili risultati
Tutto ciò mi sembra possa essere individuato come un risultato di rilievo, una ideale meta che premia il nobile tentativo di migliorare sé stessi, di essere riusciti a domare la pigrizia sempre in agguato talora in modo subdolo, di essersi dati una disciplina interiore, di aver esercitato la pazienza nell’attendere i risultati, di scegliersi autonomamente degli obiettivi sensati senza appiattirsi su quelli definiti da altri, spesso slegati da una reale conoscenza di se stessi.
Infine poiché la corsa non è solo un fatto privato, ci apre, durante gli allenamenti e nelle tante manifestazioni podistiche presenti sul territorio, al prossimo che non verrà più considerato diverso da noi ma, al contrario, più simile perché, almeno nella forma, indossa una maglietta simile alla nostra, condivide la stessa nostra passione nonché quei sacrifici, gioie e dolori a prescindere dal colore della sua pelle, dal suo status sociale, dalle sue idee su come dovrebbe essere organizzata la società.
Ora, se si è consci di tutto ciò, potremo apprezzare meglio il senso della citata frase iniziale, attingere ispirazione, farla nostra per trarre ulteriore forza e continuare nella pratica della corsa per affinarla, renderla veramente parte di noi facendola diventare un vero momento di crescita ed arricchimento interiore, per iniziare e concludere “l’avventura corsa” e non limitarsi a scoprire solo le prime lettere del suo infinito alfabeto.

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