venerdì 26 settembre 2014

Dieta o stile di vita? Il benessere che dura nel tempo. Scritto da Sara Campolonghi.

Quando si presenta la necessità di perdere peso, per un problema fisico, una patologia, o semplicemente per la volontà di rimettersi in forma e piacersi di più, di solito ci si mette ‘a dieta’.
Si accantonano di punto in bianco le proprie abitudini alimentari, si riducono drasticamente la quantità e le qualità degli alimenti da ‘assumere’, e ci si sottopone al continuo senso di fame e ad ogni sorta di deprivazione del gusto e del piacere del cibo.
Questo repentino cambiamento di abitudini alimentari e rapporto con il cibo produce, almeno all’apparenza, gli effetti desiderati: il numero di kg sulla bilancia diminuisce velocemente, fino a raggiungere il peso ideale. Un grande traguardo dopo tanti sacrifici! La dieta a questo punto è finita, salvo un periodo di cosiddetto ‘mantenimento’.
Ma cosa accade dopo? Il più delle volte si ritorna alle vecchie abitudini, tornando a mangiare come  prima o peggio, con maggiori eccessi, errori alimentari e voracità per il bisogno di riscattarsi dalle deprivazioni e dalle numerose rinunce. Poco alla volta il peso torna a crescere, spesso fino a superare quello di partenza, e si ripresenta l’esigenza di una nuova dieta.
Inizia così un continuo alternarsi di periodi di alimentazione ‘incontrollata’ e di dieta stretta e privativa, con conseguenti oscillazioni di peso: la cosiddetta sindrome dello yo-yo. A lungo andare, dopo molti tentativi falliti, diete e yo-yo, il risultato è quasi sempre lo stesso: un blocco del peso in eccesso, e l’inefficacia di qualunque dieta successiva.
Leggere le etichette
A parte i risvolti negativi dal punto di vista sia fisico che metabolico, anche psicologicamente il risultato è molto negativo: la stima di se stessi diminuisce sempre di più, ed il senso di fallimento e di impotenza prendono il sopravvento, andando così a peggiorare il rapporto con il cibo e con il proprio corpo, e risucchiando in un vero e proprio circolo vizioso dal quale poi è difficile uscire.
Quello che dobbiamo chiederci è: quanto a lungo è possibile mantenere un regime alimentare (e la parola ‘regime’ rende l’idea) di tipo privativo, ripetitivo, povero di gusto e senza soddisfazione? Come ci si può aspettare che questo sistema funzioni nel tempo, e ancor di più, come possiamo pretendere da noi stessi di mantenerlo? Dobbiamo renderci conto che non siamo noi ad aver fallito, ma è la strategia adottata ad essere miope e fallimentare! Una falsa soluzione, a scadenza per definizione, che non tiene affatto conto delle implicazioni fisiche e psicologiche a lungo termine che va a d innescare, nè tantomeno di tutto ciò che per l’essere umano significa ‘alimentazione': non soltanto ‘calorie’, scarto fra ‘introito calorico’ e ‘dispendio energetico’, ‘energia’, ma anche abitudini consolidate nel tempo, piacere del gusto, rapporto con il proprio corpo, relazione con gli altri, credenze ed emozioni, socialità, territorio, e molto altro.
Ma allora, cosa fare se lo strumento ‘dieta’ è inefficace?
Innanzitutto si deve sapere che il cambiamento delle abitudini alimentari – e più in generale dello stile di vita – richiede un cambiamento lento, costruito in modo graduale e consapevole, per piccoli passi e che viene da dentro:solo così potrà essere positivo, efficace e duraturo. Contrariamente, se repentino e superficiale, nel migliore dei casi non servirà a nulla, nel peggiore innescherà un circolo vizioso di insoddisfazione e problemi fisici e psicologici difficile da rompere.
In secondo luogo, il cambiamento si realizza quando in cima alla scala delle nostre priorità vi è l’obiettivo di stare bene non solo oggi, ma anche in prospettiva, e quando la salute rappresenta il primo modo di voler bene a se stessi ed ai propri cari.
Tutto ciò però non è sufficiente se non si hanno a disposizione gli strumenti giusti per intraprendere un percorso di questo tipo. Il mondo intorno a noi non sempre offre ciò che serve per poterlo fare -per es. la chiarezza delle informazioni o i prodotti più sani – perché spesso l’interesse principale non è quello di promuovere la salute e la consapevolezza dei consumatori.
La buona informazione e la consapevolezza sono il nostro primo strumento ed alleato, e la fretta la nostra peggiore nemica. Il corpo è vivo, e si basa su un preciso e delicato equilibrio: non possiamo concepirlo e trattarlo come un sacco da riempire e svuotare a piacimento, se non poi pagandone le conseguenze.
Mosaico Ravenna
La domanda giusta da porsi quindi è: come posso modificare le mie abitudini in salute, farle mie e trasformarle in una nuova routine mantenendole così nel tempo?
Quello su cui si deve porre l’attenzione non è dunque il numero di kg sulla bilancia, ma il percorso di consapevolezza e di cambiamento basato sulle piccole scelte quotidiane, sulla graduale costruzione di una nuova abitudine, attraverso la curiosità, la determinazione ed il piacere della scoperta di un nuovo benessere.

Per entrare nel sito "Coach Alimentare" clicca qui.

Nessun commento:

Posta un commento