domenica 28 febbraio 2016

Selargius, 28-02-16. Cross San Lussorio. La mia gara, scritto da Antonello Vargiu.

Partenza gara al Cross di Selargius.  Foto Arnaldo Aru.
Il Cross di Selargius è il 4° appuntamento di quest’anno per me in questa specialità. Ho già vinto le precedenti gare, per quanto riguarda la mia categoria (SM55), e oggi è in palio il titolo regionale. Sicuramente mi sento molto motivato, però sono convinto che sarà nel campo gara che devo dimostrare le mie qualità. Il fatto di correre in mezzo ai prati mi affascina tantissimo, però ho sempre preferito quei cross molto variegati dove sono presenti salite e discese in continuazione e dove le curve si susseguono di continuo. Il cross di Selargius, per quanto non sia agevole per le piogge cadute nei giorni precedenti, si effettua su un percorso prevalentemente in piano e le curve non sono così determinanti per le variazioni di ritmo.
Arrivo molto presto al campo di gara. D’altronde oggi gioco in casa, dato che vivo a Selargius (Su Planu) da circa 35 anni. Dopo aver salutato un bel po' di persone mi dirigo a provare il circuito di gara. Sono poco meno di 2 km (1980 mt) e me li faccio studiando con la massima attenzione tutti gli angoli del percorso. Scende una leggera pioggerellina ma non mi preoccupa più di tanto. Decido di correre al piccolo trotto e cerco di simulare dove dovrò passare durante la gara. Con molta sorpresa mi rendo conto che il percorso non è molto allagato. C’è un punto dove il fango è molto argilloso e si deve percorrere per circa 40 mt con una curva a destra molto insidiosa. Non ci sono assolutamente dubbi, vanno usate le chiodate.
La fase della preparazione alla gara non la vivo in modo molto favorevole. Mi sento contratto e teso anche per via della pioggia continua che non mi permette di riscaldarmi come desidero io. Per fortuna però riesco a ritagliarmi almeno 15’ dove faccio tutte le prove con le chiodate, poco prima della partenza, compreso gli allunghi. Non sono certamente contento del riscaldamento fatto, ma in ogni caso ormai è giunta l’ora di partire.
Ore 10,30 si parte. Si dovranno fare 3 giri del percorso. Volontariamente ho scelto di mettermi nella parte più esterna tra i partenti, proprio per gestire al meglio la fase iniziale. Essendo circa 200 atleti bisogna cercare di arrivare nella posizione migliore quando, intorno ai 200 mt, ci saranno le prime strettoie e curve secche dove si correrà in fila indiana. Non è una partenza velocissima, però non sono messo male. Praticamente in questa zona iniziale di percorso ci sono le curve più difficili da affrontare con un terreno piuttosto ostico. Le sensazioni sono abbastanza buone. Dopo che sono uscito dalla zona “critica” mi guardo un po' intorno e cerco di capire chi sono i miei compagni di viaggio più vicini. Non male come primo impatto. A spanne sarò intorno alla 25^ posizione. Breve rettilineo molto duro dove le chiodate “cozzano” duramente con il terreno sottostante, ma purtroppo non ci posso fare niente.
Passaggio dopo il primo giro.  Foto Arnaldo Aru.
Sicuramente in questo punto hanno più vantaggi coloro che non hanno messo le chiodate, però per loro il bello deve ancora arrivare. Curva ripida a sinistra e qui inizia il bello. Ci troviamo in una zona fangosa dove la difficoltà è data soprattutto dal fatto che il terreno è argilloso e si è costretti a passare per forza sul fango. Molti atleti senza chiodate sono costretti a rallentare, per via della scarsa stabilità, mentre io posso perfettamente tenere il ritmo e l’assetto di gara. Davanti a me succede un po' di tutto. Nonostante questo punto critico non sia più lungo di 40 mt, la difficoltà maggiore è data dal fatto che occorre affrontare una curva a destra, con la presenza del fango. Davanti a me assisto a cose mai viste. Gli atleti senza le chiodate perdono totalmente il contatto con il terreno e scivolano a sinistra, o cadono maldestramente cercando di aiutarsi con le mani. E’ proprio per puro caso che non calpesto con le chiodate un atleta che, davanti a me, è completamente sdraiato a terra. Non è certamente tutto merito mio, ma, in una manciata di metri, guadagno almeno 3 o 4 posizioni in classifica. Tra l’altro alcuni sono anche atleti di un certo livello che poi resteranno per tutta la gara dietro di me. Il primo km ormai è andato e risulterà il più veloce della gara (3’50”).
Poco prima di metà gara.   Foto Marco Floris.
Nella seconda parte del circuito (gli altri 980 mt del giro) tutt’altra tipologia di corsa. Presenza costante di terreno erboso e percorso pianeggiante. In questo punto occorre avere sicuramente una buona dose di potenza fisica, per tenere un buon ritmo costante di gara. Per me è il punto più difficoltoso. Non mi piacciono i ritmi costanti nei cross. Poco prima di arrivare al termine del primo giro ho la possibilità di voltarmi in una curva e verificare la posizione di Genesio, mio potenziale rivale di categoria. Accidenti è proprio dietro di me. Oggi la vedo molto dura. Appena superato l’arco dove ci sarà l’arrivo della gara, scatta il secondo km di gara (3’52”). Niente male.
Affronto nuovamente la zona di curve critiche pensando di riuscire a distanziare un po' Genesio ma, nel breve rettilineo successivo, vengo superato proprio da lui. Mi rendo conto che la gara per me sta’ assumendo contorni poco piacevoli. Stringo i denti e gli rimango vicinissimo. Nel punto fangoso ancora altre scene di scivolamenti, anche se ormai ci troviamo ben “sgranati” e distanti gli uni dagli altri. In questa fase di inseguimento mi tengo costantemente a ridosso di Genesio per studiare eventuali contromosse. Nel cross di Capoterra (17-01-16) il percorso era molto più difficile e variegato e proprio a meno di 1 km della fine ci fu un calo fisico di Genesio che mi permise di passarlo e vincere così la gara. Ora mi trovo a rincorrerlo da poco prima di metà gara, ed è tutto in gioco.
Terzo e quarto km (ossia secondo giro) sono stati corsi alla stessa velocità (3’56”). In effetti è Genesio che fa l’andatura, mentre io cerco di tenere il ritmo. Potrebbe sembrare un vantaggio correre dietro l’avversario, ma ciò non è così per me. Soffro tantissimo il dover “rincorrere” il risultato, anziché essere io a determinarlo. La costanza nell’andatura poi, è molto alienante per me. Ho bisogno di variare i ritmi o di sapere di essere incalzato dietro, dall’avversario. Lo preferisco. Durante la prima fase del 3° e ultimo giro accuso parecchio la stanchezza fisica. Certamente è la mia testa che non da’ gli stimoli giusti al corpo. Genesio guadagna qualche metro in più e faccio fatica a reggere il suo passo. Dietro di me ormai c’è il vuoto. L’atleta più vicino non potrà mai raggiungermi mantenendo questi ritmi. Anche questo fatto non rema a mio vantaggio.
Quinto km 3’59”. Non c’è la reazione giusta. Fisso costantemente la sagoma del mio rivale con la speranza di vedere un segno di cedimento ma ciò non avviene. Tra l’altro la sua lunga esperienza di atleta di vertice, gli ha permesso di guadagnarsi quel grado di sicurezza, che ora può giocare a suo vantaggio. Da considerare poi, che anche due anni di differenza, a suo favore, in questi casi si possono avvertire. Stringo i denti per riavvicinarmi in questo ultimo scorcio di gara ma le gambe non girano come dovrebbero. Seppure guadagno qualcosa su di lui il distacco è di oltre 20 mt e non riesco a cambiare ritmo. Mi sarebbe bastato solamente fare ciò che ho fatto a Capoterra nella fase finale della gara e allora sarebbe stata dura per lui. Ma la testa non manda i comandi giusti. Ormai mi “trascino” mantenendo la stessa distanza da lui sino all’arrivo, giusto per portare a termine questa fatica. Non c’è stato niente da fare. Onore al vincitore. Ultimi 870 mt in 3’24” a segnalare un ritmo tranquillo che non è da me. Nei precedenti cross, come Porto Torres, Capoterra e Alà dei Sardi, ho sempre chiuso brillantemente. Oggi ho chiuso giusto per arrivare.
Non che abbia fatto una cattiva gara. Essendo arrivato 20° assoluto su circa 150 atleti giunti al traguardo tutto ciò non è da buttare. Se poi consideriamo che ho gareggiato con atleti dalle categorie SM35 a SM55 e io sono al penultimo anno della categoria 55 va più che bene. Tra l’altro, davanti a me e Genesio, è arrivato un solo atleta della categoria SM50. Però non è stata la gara che mi aspettavo. Non mi ha soddisfatto. A prescindere dal 2° posto di categoria non l’ho vissuta con lo spirito giusto. Ma sono gare che vanno accettate e messe in archivio. Era la mia 300^ gara agonistica in 18 anni di carriera, tutte documentate nel mio blog (270 sul podio). Questa gara mi ha fatto capire quanto anche un secondo posto possa valere tanto. Comunque 5,870 km in 22'56" a una media di circa 3'54" a km.

Per vedere la classifica di tutti gli atleti (tratto da Fidal Sardegna) clicca qui.
Per vedere il video di Davide Mallus (26'08") sugli Uomini Master (SM35 - SM55) clicca qui;
Per vedere il video di Davide Mallus (14'01") sulle Donne Master (SF35 - SF55) clicca qui;
Per vedere il video di Davide Mallus (10'18") sugli Uomini Master (Da SM60 in su) clicca qui;
Per vedere il video di Roberto Melis (40") sulla partenza Uomini Master (SM35 - SM55) clicca qui;      

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