Quando si parla di malat­tie è pra­tica comune e antica fare le corna o qual­che altro gesto sca­ra­man­tico meno ele­gante. Ricer­che scien­ti­fi­che che ci ricor­dano che amma­larsi ha a che fare anche con una buona dose di sfor­tuna risul­tano quindi piut­to­sto superflue.
Ma ora una ricerca pub­bli­cata sulla pre­sti­gio­sis­sima rivi­sta Science (http://www.sciencemag.org/content/347/6217/78.abstract), sostiene addi­rit­tura che il 65% dei tumori sia frutto del caso e che lo stile di vita c’entri molto poco.
La noti­zia dello stu­dio sta facendo rapi­da­mente il giro del mondo (con inter­pre­ta­zioni più o meno accu­rate) e rischia di avere un effetto deva­stante sulla fra­gile mente dell’essere umano che asso­cia stile di vita sano a sacri­fi­cio e che non aspetta altro che sen­tirsi dire che non vale la pena cam­biare modo di vivere. Le con­clu­sioni dei ricer­ca­tori suo­nano come musica per le orec­chie di chi di pre­ven­zione non vuol sen­tire par­lare: pun­tiamo su tera­pie effi­caci e dia­gnosi pre­coce invece che per­dere tempo con la pre­ven­zione, ci dicono.
Fac­ciamo subito due pre­messe: prima di tutto una cor­re­la­zione tra due feno­meni non signi­fica affatto una rela­zione di causa effetto. Poi ogni volta che viene pub­bli­cato uno stu­dio se ne parla come se auto­ma­ti­ca­mente smen­tisse tutto ciò che è stato pub­bli­cato prima. Non esi­ste invece alcuna rela­zione cro­no­lo­gica tra le ricer­che. Uno stu­dio pub­bli­cato oggi non smen­ti­sce affatto uno stu­dio pub­bli­cato ieri o dieci anni prima. Si tratta sem­pli­ce­mente di ricer­che che giun­gono a con­clu­sioni diverse, con meto­do­lo­gie ana­lo­ghe o dif­fe­renti. Nello spe­ci­fico quindi, que­sto stu­dio va ana­liz­zato alla luce di mol­tis­sime altre ricer­che, in alcuni casi molto più ampie e det­ta­gliate, che giun­gono a con­clu­sioni del tutto oppo­ste e che da molti anni sug­ge­ri­scono che ci sia una rela­zione stretta tra stile di vita e tumori.
Tutti con­cor­dano infatti, com­presi gli autori dello stu­dio in que­stione, che i tumori sono cau­sati da una com­bi­na­zione di sfor­tuna, ere­di­ta­rietà e espo­si­zioni ambien­tali. Ed è pro­prio con la buona idea di ini­ziare a com­pren­dere meglio il peso spe­ci­fico che ogni sin­golo fat­tore ha sulla genesi dei tumori, che gli autori dello stu­dio hanno valu­tato il numero di divi­sioni cel­lu­lari in vari tes­suti e con­fron­tato que­sti con il rischio di tumore nella popo­la­zione americana.
Attra­verso una com­plessa ela­bo­ra­zione sta­ti­stica, sono arri­vati alla con­clu­sione che il 65% dei tumori ana­liz­zati si può spie­gare sem­pli­ce­mente con l’accumulo casuale di muta­zioni dovuto al numero di divi­sioni cel­lu­lari. Tra­dotto in parole sem­plici, una miscela di sfor­tuna e di tempo che passa che, come è noto, aumenta il rischio di tumore.
Secondo i loro cal­coli 2/3 dei tumori è da attri­buire al caso men­tre 1/3 sarebbe legato in modo più stretto allo stile di vita. Ma i limiti dello stu­dio sono molti e rara­mente citati dai gior­na­li­sti che lo hanno ripor­tato: il tumore del seno nella donna e quello della pro­stata nel maschio per esem­pio sono stati esclusi dalle stime, anche se sono tra i più fre­quenti. I dati con­fer­mano che il tumore dei pol­moni è diciotto volte più fre­quente nei fuma­tori rispetto ai non fuma­tori e che il mela­noma si è asso­ciato all’esposizione solare ecces­siva. Dun­que i tumori che da tempo ven­gono col­le­gati allo stile di vita o non sono stati presi in con­si­de­ra­zione o si con­fer­mano essere dipen­denti in larga misura dalle nostre scelte.
Poi sarebbe neces­sa­rio defi­nire bene cosa si intende per sfor­tuna. Lo stress per esem­pio, che alcuni dati indi­cano come una fat­tore di rischio per il can­cro, fa parte della sfor­tuna o dello stile di vita? E ancora la nutri­zione che incide sulla sta­bi­lità gene­tica e quindi sull’accumulo di muta­zioni come è stata presa in con­si­de­ra­zione? E viene con­si­de­rata la mor­ta­lità che in alcuni tumori come quello pol­mo­nare è più ele­vata che in altri magari non col­le­gati allo stile di vita? E il ruolo del sistema immu­ni­ta­rio che con­tra­sta le muta­zioni accu­mu­late e blocca lo svi­luppo delle cel­lule neo­pla­sti­che come viene valu­tato? E non sono forse i fat­tori ambien­tali a con­tri­buire all’accumulo di errori nelle divi­sioni cel­lu­lari citate?
E poi ancora per­ché non appli­care even­tual­mente sia le armi della pre­ven­zione che quelle della dia­gnosi pre­coce e della tera­pia vista la potenza del nemico? Cosa si rischia a pro­muo­vere com­por­ta­menti di vita più sani? E cosa fac­ciamo di quei nove tumori sui ven­ti­due ana­liz­zati che secondo gli autori hanno invece un forte legame con lo stile di vita? E non rimane forse vero che se alla sfor­tuna aggiungo anche scelte sba­gliate il rischio aumenta? E non si deve tenere conto che con uno stile di vita sano si pre­ven­gono anche altre malat­tie? E l’impatto sui costi sani­tari? Non è forse enor­me­mente più dispen­dioso pun­tare su dia­gnosi pre­coce e tera­pie (in genere molto costosi) piut­to­sto che edu­care a vivere in modo cor­retto (in genere molto economico)?
Insomma sono più le domande a cui non viene data rispo­sta che le rispo­ste gene­rate da que­sto stu­dio. E pro­prio per que­sto i sug­ge­ri­menti di pun­tare sulla dia­gnosi pre­coce e sulle tera­pie piut­to­sto che sulla pre­ven­zione appa­iono piut­to­sto azzardati.
Al di là dei vari que­siti a cui non viene data rispo­sta e delle valu­ta­zioni tec­ni­che, la cosa peg­giore di una inter­pre­ta­zione fret­to­losa di que­sto stu­dio è l’invito latente e antico alla pas­si­vità: lasciate per­dere i vostri sforzi inu­tili, tanto qual­che test dia­gno­stico in più e tera­pie più mirate vi sal­ve­ranno.
Prima di lan­ciare con­clu­sioni così estreme e poten­zial­mente peri­co­lose sarebbe poi bene che gli scien­ziati si met­tes­sero d’accordo. Uno dei più pre­sti­giosi cen­tri di ricerca di tera­pia per il can­cro, l’Andersen Can­cer Cen­ter della Uni­ver­sity of Texas dice: “solo il 5–10% dei tumori può essere attri­buito a difetti gene­tici men­tre il restante 90–95% affonda le sue radici nelle con­di­zioni ambien­tali e negli stile di vita. Que­sti inclu­dono il fumo di siga­retta, la dieta, il con­sumo di alcol, l’esposizione al sole, l’inquinamento, le infe­zioni, lo stress, l’obesità e la seden­ta­rietà. Le evi­denze scien­ti­fi­che indi­cano che di tutte le morti per tumore, quasi il 25–30% è dovuta al tabacco, il 30–35% alla dieta e il 15–20% alle infe­zioni e la per­cen­tuale rima­nente a radia­zioni, stress, seden­ta­rietà e espo­si­zione a sostanze chi­mi­che. Il can­cro è una malat­tia che si può pre­ve­nire con un cam­bia­mento dello stile di vita”.
A chi credere?
Inol­tre inter­pre­tare i risul­tati di que­sto stu­dio come un invito a pun­tare solo su dia­gnosi pre­coce e tera­pia piut­to­sto che sulla pre­ven­zione potrebbe dare adito a qual­che sospetto: non è che magari facendo pre­ven­zione si ridu­cono i numeri delle per­sone costrette a ricor­rere a dia­gnosi pre­coce e tera­pie costose?
Come sem­pre è meglio leg­gere lo stu­dio a fondo e capirne anche i limiti per­ché i titoli cla­mo­rosi e le con­clu­sioni affret­tate pos­sono inci­dere nega­ti­va­mente sulle scelte indi­vi­duali e fini­scono con l’alimentare il sospetto che la sfor­tuna di alcuni sia in realtà la grande for­tuna di altri.

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