domenica 6 marzo 2016

Olbia, 06-03-16. Cross Città di Olbia. La mia gara, scritto da Antonello Vargiu.

Partenza gara di Olbia.   Foto Giovanni Secci. 
A Olbia è in gioco il titolo regionale dei Campionati di Cross per Società e la nostra società, la “Cagliari Atletica Leggera” non poteva mancare, anzi, si presenta con una delle formazioni migliori tra gli atleti disponibili. La partenza da Cagliari avviene intorno le ore 06,00 del mattino. Occorre arrivare per tempo per smaltire la fatica del viaggio (280 km), e fare un buon riscaldamento.
Foto Fidal Sardegna.
La giornata tutto sommato non è male, troviamo un po' di pioggia nella parte centrale dell’isola, ma poi come ci avviciniamo a Olbia non piove più. Semmai il cielo è nuvoloso e la temperatura è di poco superiore a 10 gradi. La preparazione alla gara la viviamo con tutto il gruppo della nostra società in uno spirito veramente festoso e goliardico. L’umore è molto buono e tutto ciò aiuta sicuramente a stemperare la tensione che ci sarà più tardi nella gara. D’altronde siamo coscienti di essere una delle società più titolate per la vittoria finale ma sino a quando tutto ciò non lo decreterà il campo rimane tutto aleatorio.
Foto Roberto Micheletti.
Chiodate si o no? Dopo aver fatto due giri di prova del percorso, lungo poco meno di 1500 mt, opto per le scarpe normali. Il percorso è completamente asciutto e veloce. Nonostante ci siano dei punti dove occorre fare delle curve a U non mi sembra che siano strategiche le chiodate. Bisogna considerare che ci sono lungo il tragitto anche alcuni punti molto duri, tra l’altro con presenza sporadica anche di asfalto e cemento, che è meglio evitare. Finalmente ci prepariamo per la partenza della gara.
Foto R. Micheletti.
Lo spazio della partenza è veramente stretto. L’arco gonfiabile che raccoglie le prime due file di atleti non permette certamente di annoverare in prima fila tutti coloro che lo meriterebbero. Io riesco ad inserirmi in seconda fila però rispetto alle altre circostanze normali mi trovo proprio nella parte centrale dello schieramento. Non è da me. Qualche minuto di annunci e ricordi, da parte dello speaker, in memoria della figura a cui è stato intitolato il cross, e ci prepariamo alla partenza.
Foto R. Micheletti.
La tensione è altissima. Tutti sono pronti ad affrontare una partenza a ritmo altissimo in quanto a circa 30 mt dalla partenza c’è un passaggio in cemento, lungo circa 3 mt, dove per coloro che calzano le chiodate esiste un esile tappeto largo poco più di un metro. Dubito che tutti coloro che hanno le chiodate riusciranno a passare sul tappeto. Sicuramente però tutti quanti ci proveranno. Il rischio è quello di “cozzare” con le proprie chiodate sul cemento.
Foto R. Micheletti.
Finalmente il via. Sin dal primo passo mi arrivano le prime strattonate da entrambi i lati e cerco di reagire anche io. Ma quando da dietro, già al secondo metro di corsa, mi sento colpire le gambe, perdo completamente l’equilibrio e non posso fare altro che accasciarmi per terra. In quel momento non capisco un bel niente. Cerco istintivamente di girare il corpo verso il fianco sinistro e poi arriva l’impatto con il terreno. Tutto il braccio sinistro mi fa da scudo tra il corpo e la terra, così come la gamba sinistra. Sopra di me sento dei rumori indescrivibili e non capisco proprio cosa fare. E’ in arrivo tutta l’onda di atleti che purtroppo devono passare proprio li (150 iscritti), e ci sono io buttato per terra. In quella frazione di secondi può capitare di tutto. Per fortuna i due o tre atleti che mi passano addosso non hanno le chiodate.
Foto R. Micheletti.
Dietro di me si trova accasciato per terra Stefano, mio compagno di società, che invece è stato colpito dai chiodi di un atleta, proprio tra il petto e il fianco. Non so proprio cosa fare. Accanto a me sento il rumore degli sforzi da parte degli altri atleti che, come me, sono caduti per terra e si rimettono in piedi a correre. Io accuso subito il forte doloro sulle braccia e le gambe, dovuto allo strisciare per terra. In una frazione di secondi, però, succede quello che mai ti aspetti. Dietro di me sento che qualcuno mi afferra sui fianchi e mi solleva da terra come fossi in ascensore. “Corri Anto, corri… raggiungili”. Si tratta del mio compagno di squadra Giovanni Catte che, venuto con noi a fare la gara di cross, senza alcuna pretesa di risultato, aveva deciso di partire in ultima posizione.
Foto R. Micheletti.
In quel momento non si è ancora certi che tutte le parti del tuo corpo siano “funzionanti”. Potrebbe esserci una lussazione della clavicola così come potrebbe esserci una distorsione alle braccia o alle gambe. Sai solo che sei nuovamente in piedi e, forse,  puoi ancora partecipare alla gara. Non c’è altro tempo da perdere. Mi spingo in avanti e via. D’altronde avevo già azionato il crono e mi trovavo a circa 4 mt dopo la partenza. Due metri in piedi e due mt di scivolata a terra. Ho capito subito che la mia gara, a quel punto, poteva ancora aver luogo, quindi anche io potevo fare i miei 6 km (anzi, per la precisione 5630 mt).
Stefano Ardau precede Antonello Vargiu.  Foto R. Micheletti.
Impiego una manciata di secondi (circa 100 mt) per avvicinarmi agli ultimi atleti, già avviati regolarmente. Peccato, mentre in quel punto gli spazi sono larghissimi, purtroppo ancora non c’è nessuno da superare. Curva a sinistra e sollevo lo sguardo. Mi vedo la scia dei circa 150 atleti davanti a me e dentro di me confabulo, adesso iniziamo a divertirci. Proprio da quel punto in avanti, però, per circa 200 mt, il percorso si restringe parecchio, consentendo il passaggio a pochi atleti affiancati.
Ma non ci sono problemi, la gara è ancora lunga. Il dover superare atleti che vanno intorno a 4’30” (o 5’00” a km) con la mia velocità, che in quel momento era molto vicina a 3’30”, è tutto un programma.
Fase finale dell'arrivo. Foto Secci.
Inizia un bel gioco di andature e curve brevi, dove occorre decidere tutto in brevi frazioni di secondo. Non so neanche io come abbia potuto fare. So di certo che la rabbia dentro di me è talmente alta che mi permette di fare cose impensabili e inspiegabili. La tensione poi, determinata dal fatto che anche io sarei dovuto essere tra gli atleti della squadra, che doveva portare un punteggio interessante, mi dava una grinta veramente alta. In quel momento non esiste nessun problema fisico. Non conta che avessi passato quasi una notte insonne per la tensione della gara, o che fossi in piedi da prima delle 5 del mattino per poi fare 280 km di viaggio. Quelle, in quel momento, potevano essere solo delle scuse, ci dovevo essere io al 100 %.
Ultimi 30 mt all'arrivo. Foto Secci.
In quel primo km di gara c’era con me un qualcosa che mi teneva compagnia, era il mio pianto. Credo che nessuno mi abbia sentito. Quando superavo i tanti atleti in gara, anche 2 o 3 per volta, piangevo silenziosamente. Mi sentivo solo io. Il pianto mi dava la grinta e la forza per tirare fuori tutto ciò che si poteva, e vi assicuro che anche a 57 anni si può tirare fuori tanto. Nell’intensità della corsa, dopo appena un km di “sorpassi”, ho il piacere di affiancarmi al mio compagno di sventura Stefano. Anche lui è in forte rimonta, anche lui deve sacrificarsi per la causa che ci  accomuna, ossia arrivare quanto più in alto nella propria classifica di categoria. In questa fase di spinta riesco anche a superare Stefano, ma dopo pochi metri vengo nuovamente superato da lui. Sino all’arrivo Stefano si manterrà sempre davanti a me. Al primo km sento il “bip” del mio crono e riesco a dare una sbirciata, 3’48” (compreso almeno 20” di caduta).
Fase post arrivo.
Nelle categorie Master che vanno da SM35 a SM55 i 5 migliori punteggi (massimo 2 per categoria) fanno cumulo per poi determinare la società vincitrice a livello regionale. Al primo vanno 40 punti, 39 al secondo e così via. Successivamente gareggeranno gli atleti da SM60 in su e saranno validi i migliori 2 tempi (per loro al primo vanno 30 punti e via a decrescere). L’anno scorso i vincitori del titolo regionale Cross furono gli atleti della “Atletica San Sperate”.
Transito sotto l’arco del primo giro (circa 1500 mt) in una posizione già soddisfacente, bisogna fare altri tre giri. Almeno la metà di tutti gli atleti li ho già superati. Essendo iscritti a gareggiare della mia stessa categoria (SM55) ben 30 atleti, ancora non riesco a regolarmi dove possano essere posizionati quelli più forti. Continuo comunque nella spinta forsennata per avvicinarmi all’atleta che credo sia il mio rivale più accreditato (Tore), e lo vedo in posizione non tanto distante da me (forse 100 mt). Poi scoprirò che anche lui è rimasto parzialmente invischiato nella mia caduta, anche se lui si è svincolato molto prima.
Pochi attimi dopo l'arrivo.  Foto R. Micheletti.
Anche il secondo km non è male, 3’49”. Oggi non è certamente la giornata ideale per piazzare una buona posizione assoluta, ciò che è importante è la posizione in classifica per categoria. Man mano che supero gli atleti che conosco mi rendo conto di come sono posizionato. Ormai posso anche rifiatare un pochino. Pur non forzando al massimo riesco ancora a guadagnare posizioni e a chiudere il terzo km in 3’55”. Ora si presenta la fase più strategica della gara. Ho davanti a me (a circa 50 mt), due atleti della stessa categoria (Marco e Tore), e devo decidere cosa fare. Decido di non forzare tanto, ma continuare a tenere alto il ritmo.
Nonostante siano presenti alcune curve a U abbastanza insidiose, nel percorso gara, ho fatto un’ottima scelta a mettere le scarpe normali. Sicuramente devo rallentare parecchio, ogni volta che affronto queste curve, però riesco ad andare molto bene nelle ripartenze. Le chiodate sono molto più impegnative, in quanto mi costringono ad affrontare costantemente una corsa più “tecnica”, dove occorre poggiare perfettamente l’avampiede e aprire molto meglio la falcata. Oggi poi, essendoci dei punti del tracciato durissimi, avrei dovuto trovare un percorso non lineare, in alcune sue parti, per cui non ne avrei tratto grande vantaggio.
Dopo l'arrivo.   Foto r. Micheletti.
Ok, è giunto il momento di superare Tore e Marco. Loro corrono molto vicini tra loro e sono consci di essere in testa nella categoria. Non occorre fare tantissimo, mi basta un deciso cambio di ritmo  per superarli entrambi. Mi rendo conto di possedere una discreta forza fisica, da spendere ancora, ma non è necessario accelerare più di tanto. Quarto km 3’55”. Ora si tratta solo di monitorare la situazione. Mi trovo a poco più di 1 km dall’arrivo e non devo lasciare niente al caso. Avendo guadagnato circa 20 mt su Marco e Tore ora devo valutare come gestire questa fase. Niente rischi, occorre un maggiore margine di sicurezza e decido per cui di forzare ancora un po' sino a quando la distanza da loro non mi lascia tranquillo.
Davanti a me ormai Stefano e alcuni altri amici che ho battuto nelle precedenti gare di cross di quest’anno, hanno una posizione di oltre 100 mt più avanti. Dopo aver forzato un po', nel quinto km, vedo subito i risultati nel mio crono. Quinto km 3’51”. Ormai la posizione è solida. Devo solo controllare l’ultima fase della gara ma la prima posizione è in cassaforte. Poco dietro di me si avvicina un atleta con la canotta celeste. Fa parte di una delle società del nord Sardegna (poi scoprirò che la società è Porto Torres). Avendo io già fatto due gare di cross al nord (Porto Torres e Alà dei Sardi) conosco ormai gli atleti della mia categoria. Tra me e me penso si tratterà di un atleta di qualche categoria inferiore alla mia. Non mi sembra il caso di stare a disputare con lui gli ultimi 200 mt di gara. Certo, sicuramente tutto sarebbe cambiato se invece avessi saputo che proprio quell’atleta, un certo Busia, fosse invece della stessa mia categoria. Purtroppo accade proprio così.
Chiudo gli ultimi 670 mt in 2’23” arrivando alcuni metri dopo questo atleta sconosciuto. Sollevo in alto le braccia in segno di vittoria, gesto mio solito quando raggiungo il primo posto di categoria. Solo un’oretta dopo la gara scopro di non essere il primo di categoria. Peccato. Nonostante la bellissima gara questo fatto mi crea un leggero fastidio. Certamente lui era perfettamente a conoscenza che io fossi della sua stessa categoria e, naturalmente, aveva un deciso interesse a superarmi proprio nella fase finale. Non solo ho perso la prima posizione assoluta di categoria ma ho perso anche un punto prezioso per il cumulo finale per il campionato. Ho corso i 5630 mt in 21’40” con una media di 3’51” a km e 2° di categoria su 28 atleti arrivati (35° assoluto).
Comunque poi alla fine di tutta la manifestazione saltano fuori i vincitori del Campionato di Cross per Società. La società vincitrice è proprio la nostra, la “ASD Cagliari Atletica Leggera”. A questo punto l’amarezza per il secondo posto di categoria svanisce d’incanto e sopraggiunge la felicità per la conquista di un titolo che è stato fortemente voluto da tutti i partecipanti in questa avventura olbiese. Per correttezza nei confronti dei miei compagni faccio un riepilogo dei 7 atleti che hanno partecipato, con il loro punteggio, alla conquista del titolo: Matteo Tolis (1° posto SM35, 40 punti); Antonello Vargiu (2° posto SM55, 39 punti); Stefano Ardau (3° posto SM50, 38 punti); Gianni Riggio (4° posto SM45, 37 punti); Efisio Erriu (5° posto SM40, 36 punti); Mario Palmas (4° posto SM65, 27 punti) e Gesuino Atzori (5 ° posto SM60, 26 punti). Bene, la manifestazione ormai giunge al termine e noi abbiamo un bel viaggio di 280 km che ci aspetta, per fortuna con la massima felicità. 

Per vedere tutti i risultati delle gare (tramite Fidal Sardegna) clicca qui;
Per vedere i risultati del Campionato di Cross per Società (Fidal Sardegna) clicca qui.    
  

     

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