domenica 2 agosto 2009

Tonara 02-08-2009. La corsa dei quattro rioni.

E’ stata una giornata veramente particolare quella vissuta il 2 agosto a Tonara in occasione della gara svoltasi nei quattro rioni del paese. La manifestazione è stata organizzata dall’amministrazione comunale tonarese in collaborazione con l’AVOS, FIDAL Sardegna e la società Marathon Club di Oristano.
La difficoltà del percorso, ma soprattutto la bellezza paesaggistica delle costruzioni più antiche del paese, percorse quasi palmo a palmo, tra viuzze e labirinti vari in un giro unico di 9.300 metri, ci hanno riportato indietro nel tempo facendoci vivere momenti unici davvero difficili da dimenticare.

Il nostro viaggio per Tonara inizia intorno alle 7.30 e la giornata non è così calda come nei giorni passati. In macchina con me ci sono Massimiliano Locci, Stefano Floris e la sua ragazza Federica. La via più corta, da Cagliari, risulta il percorso che da Monastir ci porta sino ad Isili per poi girare verso la zona industriale ed indirizzarci verso Santa Sofia (Laconi). Da lì in poi è un susseguirsi di boschi e panorami stupendi. Dopo la cantoniera di Ortuabis si arriva ad Aritzo e, nel giro di pochi chilometri, si sale sino a quasi mille metri di altezza dove si trova il paese di Tonara. Tempo impiegato intorno a 1:40’ per 120 km di ottima strada.
Il paese (2.500 abitanti) è collocato alle pendici del monte Muggianeddu (1.500 mt.), avamposto occidentale del massiccio del Gennargentu, a cavallo delle Regioni storiche della Barbagia di Belvì e del Mandrolisai. E’ formato da tre antichi rioni, Arasulè, Toneri  e Teliseri, collocati tra gli 850 e i 1.000 metri s.l.m., uno ancora più antico e disabitato, Ilalà ed uno di recente costruzione, Su Pranu, posto al centro di un altopiano calcareo. Cosa importante da  ricordare è che Tonara è la capitale del torrone sardo e dei campanacci, nonché patria del poeta Peppino Mereu.
Prima della partenza ho le idee piuttosto chiare di quale sarà lo sforzo da sostenere per tale gara. Già l’amico Luigi Mascia quando ci vedemmo a San Sperate mi disse che lui non aveva intenzione di fare nuovamente la capretta dato che l’esperienza l’aveva già vissuta due anni fa. Durante il riscaldamento, in compagnia di Filippo Tocco (M40, Libertas Campidano), decidiamo di tenere un’andatura piuttosto tranquilla cercando di affrontare la gara in compagnia. La temperatura è piuttosto alta. Seppure il sole rimane nascosto nella prima fase della gara siamo vicini ai 30 gradi ma con un’umidità bassissima.
La gara inizia puntuale alle 10,30 e vede partenti poco meno di 100 atleti giunti un po’ da tutte le parti dell’isola. D’altronde Tonara si trova assai vicina al centro geometrico dell’isola. Tra gli atleti di spicco a parte Stefano Floris (Senior, Amsicora CA), vincitore appena una settimana prima della gara di San Sperate, vi è il rientrante Massimiliano Locci (Senior, GS Atletica Olbia), considerato tra i più forti atleti di corsa in salita della Sardegna. Ci sono anche i giovani emergenti: Nicola Muntone (Junior, Atl. Legg. Porto Torres), Giuseppe Mura (Promesse, Cus CA), Daniele Fraoni (Senior, Fiamma Macomer), Andrea Culeddu (TM, Runners CA), Fausto Deandrea (TM, Guilcer Team Ghilarza) ed il meno giovane Giovanni Desotgiu (M50, Atl. Amatori Nuoro) di origine tonarese. Tra gli sconosciuti invece appaiono due atleti provenienti dal continente ma di chiare origini isolane: il milanese Stefano Demuro (M35, Montestella Milano) ed il "genovese", ma nativo di Nurallao, Giovanni Orrù (Senior, Cus Genova) mentre dall’estero, precisamente dalla Francia, ci sono i due Lasina, Michel (M50) e Tom (1992) rispettivamente padre e figlio.
La partenza avviene nella centralissima Viale S.Antonio a 900 mt. di altitudine e, seppure con leggeri saliscendi, in questa fase iniziale la gara non appare così dura dato che si percorre la zona alta del rione Su Pranu senza importanti dislivelli. Dopo circa due km. si ripassa vicino alla zona di partenza con il gruppo già sgranato e le posizioni di testa piuttosto definite. Il percorso è segnalato con frecce azzurre sul fondo stradale opportunamente transennato. La distanza viene indicata con cartelli che vengono posizionati visibilmente lungo il tracciato. La difficoltà vera e propria del percorso inizia nel momento in cui viene imboccato un vicolo ripido sulla destra che scende a picco nel cuore del Rione di Toneri. Qui ci troviamo ad affrontare un percorso piuttosto nervoso, saliscendi continui con curve difficili d’affrontare e terreno da tenere sempre sotto controllo. L’andatura è irregolare sino a quando ci si indirizza con una discesa discreta verso il Rione di Teliseri dove si tocca, poco prima del km. 4, anche il punto più basso del percorso a circa 800 mt. s.l.m. Qui a Teliseri le vie sono sempre molto irregolari, ricche di saliscendi, sino a trovarci ad un certo punto in uno dei due tratti dove la via si restringe sino a circa 50 – 60 cm. per circa 20 mt. dove si riesce a passare tenendo accuratamente vicine al proprio corpo le braccia per non toccare le due estremità laterali delle mura. L’altra via (S’Istrintorgiu), molto simile a questa, la troveremo nel Rione di Arasulè qualche chilometro più avanti. La massima attenzione riservata al percorso e la fatica fisica per i saliscendi non ci permettono di individuare facilmente le tre fontane che troveremo nel circuito su dodici presenti nell’intero paese. Una si riesce a vederla facilmente in quanto si trova lungo una dura salita dove l’andatura è piuttosto fiacca e dove vicino ci sono dei volontari che ci forniscono dei bicchieri d’acqua freschissima. Da segnalare su tutto il percorso le figure ben distinte dei volontari (circa un’ottantina) sia dell’AVOS (pronto soccorso) che de S’Alasi (protezione civile) per garantire la sicurezza degli atleti.
Mentre tra le viuzze dei due rioni bassi (Toneri e Teliseri) non si aveva ben chiara la situazione degli altri atleti, dato che non si riusciva a vedere gli “avversari” a oltre 20 o 30 metri di distanza (per il percorso quasi da “giochi senza frontiere”), dopo l’uscita da Teliseri le strisce azzurre ci indirizzano invece sulla larghissima strada statale 295, che, con una costante salita di circa 1 km. , ci riporta in quota e ci consente di avere più chiara la situazione di classifica con buona visuale degli atleti per circa 2 o 300 metri. Io e Filippo ci troviamo a far coppia fissa ormai dall’inizio gara, In certi casi lui guadagna una decina di metri ma tutto sommato poi lo raggiungo nei tratti di salita. Vicino a noi ci sono anche Giovanni Pili (M55, Atl. Serramanna), Michele Licheri (M55, Guilcer Team Ghilarza) e Antonio Deroma (M60, Dop. Petrolch. Porto Torres) che ci precedono di qualche metro. Più avanti si vede la figura della grintosa Simona Pili (Senior, CUS SS) mentre ancora più lontana si riesce a captare per pochi attimi l’altra atleta donna momentaneamente in testa e cioè Marinella Curreli (Senior, CUS SS).
La monotonia della strada larga viene nuovamente interrotta da una deviazione che ci indirizza verso le alte quote del Rione Arasulè. Qui le pendenze di salita diventano toste con tratti che superano anche il 20%. Non lo nego che in almeno due casi ho dovuto inserire la “ridotta” ed andare a passo veloce, seguito senza alcuna intesa da Filippo. In questo punto del percorso avviene sicuramente la strategia vincente dei due Pili (padre e figlia) nei confronti degli altri avversari. Giovanni mi racconterà nel dopo gara del suo buon stato di forma dopo un periodo di leggeri infortuni e di come gradualmente in salita si è guadagnato un vantaggio strategico su di noi. Simona invece, approfittando della sua leggerezza fisica, si è avvicinata sempre di più a Marinella tanto da riuscire a superarla e vincere la gara femminile.
Il Rione di Arasulè, dove si tocca il massimo dell’altitudine (940 mt.), ripresenta le stesse difficoltà e bellezze già vissute nei due precedenti rioni antichi. Rispetto a prima troviamo una maggiore partecipazione ed incitamento della popolazione locale consci anche che, da questo punto in poi, per circa 2 km. le salite dure sono ormai alle spalle. La difficoltà maggiore, tra le viuzze scoscese e ricche di scalette, è data dalla maggiore velocità con la quale viene sostenuto questo tratto di gara. La stanchezza sostenuta nella dura salita ci porta ad economizzare nella spinta e sfruttare le pendenze favorevoli rischiando nelle curve strettissime di toccare qualche muretto o, come nel caso mio, di tamponare Filippo tarato costantemente sulla mia stessa velocità. Michele e Antonio si incoraggiano vicendevolmente e, mentre Antonio lo ha sostenuto nella fase della salita, mi accorgo che in questa fase è Antonio che ha maggiori difficoltà per cui Michele, con un atteggiamento di grande classe, lo vedo rallentare e lo sento bisbigliare che adesso sarebbe toccato a lui dare una mano ad Antonio. Nell’ultimo chilometro di leggera discesa riesco finalmente ad allungarmi facilmente con una leggera progressione finale. Filippo, mettendo in pratica le proprie capacità aerobiche maturate in quest’ultimo periodo per la preparazione della maratona di Berlino di fine settembre, allunga decisamente il passo guadagnando nei miei confronti un vantaggio finale di oltre 100 mt. In testa ormai gli arrivi sono stati già festeggiati da circa 5 minuti. Il milanese Stefano Demuro ha fatto quasi gara a sé sfruttando le sue dotti di scalatore che già in campo nazionale gli danno grosse soddisfazioni. Alla fine darà al secondo arrivato, il cagliaritano Stefano Floris, oltre 200 mt. di distacco che in termini cronometrici corrispondono a poco meno di 40”. Decisamente avvincente è invece la lotta per il secondo posto fra Stefano ed il giovane Nicola Muntone. Nicola nella fase pianeggiante, a circa 200 mt. dall’arrivo, ha un vantaggio di circa 50 mt. su Stefano, ma il percorso, come se c’è ne fosse bisogno, riserva un’altra piccola variante. Le frecce azzurre, come spostate per incanto dal tenace Floris, fanno deviare verso destra il percorso gara, presentando agli occhi degli incolpevoli atleti, un discesone di circa 300 mt. dove, anziché spingere a tutta per chiudere il grosso supplizio quotidiano, occorre frenare per non rischiare di cadere dalla velocità. Alla fine della discesa gli ultimi 250 mt. sono di intensa salita verso l’arrivo finale. Stefano conosceva accuratamente gli ultimi 2 km. di gara in quanto nella fase di riscaldamento, prima della gara, si è concentrato su quella parte del percorso per capire come avrebbe chiuso la gara. E’ proprio in questi ultimi 500 mt. che Stefano si gioca tutte le sue carte recuperando in discesa Nicola e staccandolo di pochi metri nella fase di salita sino all’arrivo. Dietro Muntone arrivano leggermente staccati il genovese Giovanni Orrù ed il cagliaritano Massimiliano Locci, tesserato con l’Atl. Olbia mentre il giovanissimo Giuseppe Mura precede il meno giovane Giovanni Desotgiu (35 anni di differenza). Ottavo è Daniele Fraoni che precede di pochissimo Andrea Culeddu e Fausto Deandrea mentre Tonino Gonanu (M40, Atl. Orosei) anticipa decisamente Giovanni Pili che a sua volta distacca al 13° posto Filippo Tocco ed il sottoscritto, Antonello Vargiu (M50, Futura CA) arrivato boccheggiante. Tra le donne Simona Pili batte Marinella Curreli (entrambe del Cus SS) mentre terza arriva Erica Chighini (Junior, Atl. Ploaghe). Quarta è Maria Grazia Piras (Senior, Runners CA) che anticipa la fortissima Caterina Miscali (F45) e Adalgisa Deriu (F35) del Guilcer Team Ghilarza. Settima arriva Emilia Minnai (F40, Sporting Sie) su Luisa Lai (F50, Marathon Club OR), Alessandra Loddo (F45, Atl. Orani) e Brigitte Marie Jeann Piollett (F45, Atl. Guspini).
A fine gara tutti gli atleti si sono trasferiti verso il ristorante “Su Toni” dove, nella piazzetta antistante il presidente della Fidal Sergio Lai ha consegnato le premiazioni. Ai primi 5 sia uomini che donne sono stati donati dei premi in denaro mentre ai primi 3 di ogni categoria sono stati fatti dei simpatici premi contenenti un torrone unito ad un prodotto dell’artigianato artistico locale (tovagliette, bisacce o campanacci). Nel ristorante l’atmosfera è di grande festa. Il pasto è semplice ma genuino composto da prodotti locali preparati e serviti con cura dal personale del ristorante. Dopo il primo a base di malloreddus ci è stata servita una gustosissima pietanza locale: la “pecora in cappotto”. Ottimo il vino, i salumi così come il pane (spianata) che accompagnava adeguatamente i vari formaggi locali. A fine pasto gli amici di Macomer hanno tirato fuori da una borsa frigo il dessert: “su casizolu matzu” (caciocavallo marcio). E’ un formaggio che in questo caso è stato fatto fermentare con la proliferazione al suo interno di tanti piccoli vermi saltellanti. A chiusura di pasto torrone in abbondanza per tutti.
Per vedere i risultati della gara di Tonara clicca qui;
Tutte le foto sono state tratte da Internet.

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