giovedì 23 maggio 2013

Praga, 12 maggio 2013. La Maratona di Praga. Resoconto di Tullio Frau, atleta totalmente cieco.

Domenica 12 maggio 2013. Ci si sveglia di buon ora, per la colazione. E’ una splendida giornata di Sole, che illumina e scalda la splendida città di Praga.  Sembrerebbe che il Padre Eterno sorrida a quella moltitudine colorata di podisti festosi e impazienti di partire per la 12° edizione della maratona cittadina.
L’adrenalina è a mille, Piazza Venceslao è gremita, in ogni angolo, di atleti di ogni paese, di ogni colore che scalpitano e fremono in attesa del via per poter scatenare tutto l’entusiasmo e dimostrare a loro stessi di cosa sono capaci.
   42 km con 4 accompagnatori diversi e con tutti, tranne Gigi, alla prima esperienza con un non vedente! Il fatto non mi preoccupa né mi spaventa, anzi, sono tranquillissimo.
Tullio Frau (a destra) nella Maratona di Praga.
Un minuto di silenzio in memoria delle vittime di Boston e finalmente ecco, si parte! La musica è alta, il sole ci riscalda timidamente e finalmente un serpentone si snoda lungo le strade di Praga, che gioiscono al passaggio dei podisti, i quali man mano colorano le vie e le piazze del percorso cittadino. Il cuore sembra voler uscire dal petto tanto forte è il suo battere, non ho mai vissuto un’esperienza simile: correre
   Amedeo è il primo staffettista che prende il cordino per percorrere con me i primi 10 km. Non ho mai corso con lui, ma subito tra noi si instaura una intesa quasi perfetta. Non è facile districarsi tra migliaia di atleti che ti sfilano da tutti i lati, gente che si ferma o che rallenta, binari del tram e pavimentazione lastricata, ma, nonostante tutto, il nostro passo presto diventa costante.  Ragazzi, la maratona va presa con calma! La vera gara incomincia al trentesimo km, se ti sai gestire arrivi integro, altrimenti paghi.  se vuoi arrivare sano devi rallentare, e via via i km passano senza difficoltà.  Ai bordi delle strade gruppi musicali ci accompagnano con la loro colonna sonora,  gruppi familiari alle finestre ci salutano al passaggio, gli atleti che riconoscono la funzione del cordino si complimentano con noi, in ogni lingua. Tra me e me penso: se avessi almeno studiato l’inglese! Che testone che sei, caro Tullio! E così pensando continuo la mia corsa costante. La voce di Amedeo è tranquilla, serena, le sue indicazioni sono perfette, lui di tanto in tanto lancia esclamazioni di gioia che il pubblico raccoglie e restituisce con entusiasmo. E’ una festa continua, come si fa a non correre felici in un contesto simile? “E’ splendido!”, continua a ripetere Amedeo. Un dolce venticello di tanto in tanto ci accarezza il volto ormai inondato di sudore, sembra la mano di un angelo che ci accarezza e ci incita ad andare avanti nella nostra impresa.  nel frattempo Claudio sta dietro di noi per arginare la foga di alcuni atleti, Nicola invece ci sta di fianco o davanti per farci strada tra la folla e in 4 andiamo avanti come una squadra perfettamente affiatata fino al decimo km, dove c’è il passaggio del testimone. Ora prende in mano il cordino Claudio. La nostra andatura non è veloce, io cerco di mantenere un ritmo molto blando: la preparazione scarsa e un brutto infortunio mi danno qualche preoccupazione, ma la voglia di terminare la corsa è tanta che penso solo ad andare avanti tranquillo.
   La musica non cambia, anche Claudio come Amedeo è ottimo, pur non avendo mai corso insieme a me ci si intende perfettamente. Lui però è molto più loquace, se potesse mi direbbe anche di star attento ai granelli di polvere, ma va benissimo così, le indicazioni non sono mai troppe, e avanti che si corre! Il sole ci illumina e ci scalda generosamente, ogni tanto qualche nuvoletta ci rinfresca, la gente è sempre festosa ai bordi delle strade, tutti battono le mani, cantano e gridano di gioia al nostro passaggio, una vera festa. “Nicola, vieni da questa parte, prendi tu il cordino per un po’, non vorrai mica venire a Praga e non correre un po con me?” “Ne sono orgoglioso!”, dice lui, e così percorriamo insieme qualche centinaio di metri e più. Anche con Nicola ci si intende alla grande, tutto fila liscio fino al 20° km, dove il testimone passa al terzo staffettista che è Gigi.
   Se con Amedeo e Claudio non ho avuto problemi, con Gigi è stato tutto molto più semplice: l’affiatamento maturato negli anni ci consente di correre ormai quasi senza che lui mi dica nulla tranne che descrivermi non solo il paesaggio e le curve, non della strada, ma delle podiste che ci precedono. Questo a dire il vero lo hanno fatto anche i precedenti, che, spinti ora dall'adrenalina, avevano deciso non di fermarsi ma di proseguire ad oltranza. Quindi ora eravamo in 4: Nicola, vittima della scarsa preparazione ormai si era fermato al km 13. Bravissimo Nicola, veramente ammirevole: con pochissima preparazione ha tenuto duro per stare con gli amici. Il percorso non è dei più agevoli, tantissimi binari insidiosi, lastricato e sanpietrini in agguato, salite e discese con tantissimi cambi di direzione, ma, nonostante tutto,  i km scorrevano sotto i nostri piedi. Amedeo di tanto in tanto scattava in avanti, rubava il microfono a qualche banda musicale per poter incitare il pubblico urlando il mio nome, era una festa incredibile. Gigi invece con un fischietto cercava anche lui di attirare la folla, che rispondeva applaudendo e sorridendo. Giunti al 30° km il testimone passa nelle mani di Daniele, il quale era già con noi dal 20 km insieme a Gigi. Anche con lui non ho mai corso. Per chi non lo conosce, Daniele è un non udente, forse questo particolare potrà far sorridere: un sordo che accompagna un cieco! Sì, e dicendola tutta, con lui mi sono trovato ancor meglio che con gli altri. E’ un ragazzo meraviglioso, poche indicazioni ma precise, un atleta dalle doti rare, le sue maratone le corre tutte tra le 3 ore e le 3 ore e 30, si è adattato con umiltà alla mia lenta velocità e non si è mai lamentato, anzi, quando Amedeo dava i primi segni di cedimento lui ha detto: “Siamo partiti insieme e lo aspettiamo, dobbiamo arrivare insieme”. In questo caso, il gruppo di amici che mi ha accompagnato, l’atmosfera meravigliosa di un popolo bello e speciale come il pubblico di Praga, hanno fatto di questa maratona una gara veramente speciale.  e così, km dopo km, tra una corsetta e un breve tratto di camminata, dopo 5 ore abbiamo tagliato il traguardo con Amedeo alla mia sinistra, Daniele e Gigi alla mia destra, tutti per mano con le braccia al cielo. Ho sempre affermato che non è importante il tempo con cui si termina una maratona, ma è importantissimo portarla a termine, anche soffrendo. Sì, soffrendo, specialmente quando si è consci di non avere la preparazione adeguata, ma Claudio ha preferito arrivare da solo prima di noi perdendo così la gioia e il sapore dolcissimo di un arrivo in parata di 4 amici che hanno condiviso una giornata di sport speciale, dimostrando, ove ce ne fosse bisogno, che disabilità e sport possono essere coniugati allo stesso modo senza problemi. Il pubblico festante ci ha accolto con gioia, l’altoparlante ripete i nostri nomi. E’ un vero successo, non importa il tempo che si impiega a terminare una maratona, l’importante è terminarla, avere il coraggio di partire e la tenacia di arrivare, in qualsiasi condizione, soffrire per poi godere e perché no, piangere di gioia come un bambino che apre i regali. Grazie amici miei, Grazie ad Amedeo artefice della spedizione, Grazie a Daniele, Grazie a Gigi, Grazie a Claudio e un Grazie a Nicola,   tullio frau

PS. A parte qualche correzione "banale" ho voluto lasciare lo scritto come me lo ha fornito Tullio. Credo che leggerlo così, rafforzi ancora di più la sua testimonianza. Grazie Tullio.

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