venerdì 17 maggio 2013

Isili, 12-05-13. Dal traguardo all'infermeria: cronaca, a libera interpretazione, di un partecipante alla 21 Km Trail Running di Isili - Scritto da Nando Gallese.

Splendida giornata Domenica a Isili, bel sole fin dall'alba, anche se un vento teso di maestrale fa percepire un freddo più intenso di quello che segna il termometro, ma per correre la temperatura è ideale.
Alla partenza un po' di bagarre, ma poi, dopo la prima curva, comincia una ripida salita che non darà tregua per quasi 5 Km: il gruppo rapidamente si sgrana, gli spazi si ampliano e i più audaci cominciano a sorpassare.
Ma già al primo Km chi ha spinto troppo disinvoltamente inizia a perdere colpi: i muscoli "bruciano", le gambe diventano legnose, cuore e respiro entrano in affanno; i "prudenti" cominciano a recuperare e, nel sorpassare, colgono gli sguardi stravolti di chi è già in crisi e sale a passo, spingendosi le ginocchia con le mani, in quella maledetta salita asfaltata che diventa sempre più un muro e sembra non finire mai.
Alla fine arriva l'agognata discesa che consente di ritrovare scioltezza agli atleti più provati, ma anche di allungare il passo a quelli arrivati in cima più freschi: si creano quindi le condizioni per recuperare numerose posizioni, nonostante il terreno sia diventato sterrato, ricco di insidie, con numerose curve e pendenze che mettono a dura prova le articolazioni.
Si scende a manetta per 6 Km, sotto i 3'20''/km,  tra erbe, fiori, ruscelli, orti e frutteti, paesaggi bellissimi, ma scarsamente fruibili per chi sta cercando di captare anche l'ultima molecola di ossigeno a disposizione: e ancora è niente!
Svolta a sinistra e nuova erta da infarto: si passa sotto un piccolo tunnel e il Giudice di gara dice che dopo il tredicesimo Km è tutta discesa fino all'arrivo. Si, ma bisogna salirci fino al 13° e la pendenza è micidiale e sarà così per 3 Km.
Molti si fermano, camminano e poi riprendono, imprecano, ma vanno avanti...per scoprire il tratto più duro del percorso: dopo un rifornimento in cui gli addetti, passando l'acqua, incoraggiano con "...alè, alè, un chilometrino ed è finita...", ci si addentra in un sentiero con erba alta che nasconde sassi e rocce, arbusti e radici, forse anche serpenti e coccodrilli (ormai ci si aspetta di tutto). Molte le cadute e le distorsioni, ma un vero runner non si ferma...anche perchè chi lo porterebbe all'arrivo da quel girone infernale camuffato da paradiso della natura?
...un kilometrinooooo?  bugiardiiiii ! non si arriva MAI e per quanto paesaggisticamente meraviglioso, il sentiero è sempre più insidioso e presenta difficoltà crescenti, fino a una rupe con rocce a scaloni su cui è impossibile correre e che bisogna affrontare aiutandosi anche con le mani, tipo Meissner.
Dopo il 13° tutta discesa? bugiardissimiiiiii ! Intanto si sale, anche se meno,  fino a oltre il 14°, ma poi iniziano gli ultimi km in "tendenziale" discesa, con molti falsopiani e vere e proprie salite che stressano gambe già abbondantemente stanche.
I saliscendi (o scendisali ?) presentano poi un fondo non definibile "stradale", ma un irregolare lastricato di rocce riccamente sfalsate, scarsamente visibili col sole negli occhi e nel brusco passaggio a zone ombreggiate, in un campo visivo falsato dalle vibrazioni e dai sobbalzi dei forti impatti ad ogni passo.
Negli ultimi 4 km ci si mette anche il maestrale, rinforzato e contrario al senso di marcia, a frenare l'impeto degli atleti, costretti a "spingere" anche in discesa.
Finalmente l'ultimo Km: si ritorna sull'asfalto, si rientra nella civiltà, si vedono volti umani che incoraggiano a percorrere gli ultimi metri sul tappeto erboso del meravigliosa parco di Isili.
Lo speaker pronuncia il tuo nome, la tua società: sei arrivato, medaglia al collo, qualcuno col titolo di "campione", sofferenza ormai alle spalle e cuore già alla prossima gara.
Ti giri e pensi di essere fortunato: molti tuoi compagni e avversari si stanno facendo medicare ferite ed escoriazioni, qualcuno ha ghiaccio su ginocchia e caviglie, c'è chi è caduto a qualche metro dal traguardo, chi è caduto più volte, ma ha concluso, chi (Peppone), aspettando il pranzo, già arrivato e medagliato, cade rovinosamente mentre scavalca un muretto, a causa di un crampo, schiantando una sedia di plastica, con trauma sacro-coccigeo e, oltre al danno, la beffa di tutti i suoi compagni (vere carogne) che sghignazzano della sua disavventura (meno male che anche lui la prende a ridere).
Ma questo è lo sport, questo il podismo, questo è quello che tutti noi runners vogliamo: lealtà, competizione, allegria, amicizia.
                                                                                              Nando Gallese   (Runner forever)

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