venerdì 11 settembre 2015

Cagliari, 11-09-15. Un anno di corsa... Scritto da Angelo Cadeddu.

Angelo Cadeddu.
Partiamo da un semplice fatto: odio correre.
Ho sempre visto la corsa un inutile passatempo, a meno che, ovviamente, non dovessi andare in fretta e a piedi da un luogo ad un altro, oppure avessi un cane alle calcagna, oppure dovessi raggiungere un pallone, un bus, un buon posto al concerto.
Anche negli anni di campionati di calcio e allenamenti vari infrasettimanali la parte più noiosa erano e restano i 10 minuti di corsa 'leggera'. Che poi ho sempre avuto un passo svelto, perciò la corsetta di gruppo era e resta un supplizio cui mi sottopongo malvolentieri.
Diverse volte ho provato a correre 'per correre' o 'per dimagrire', specie con qualche amico, ma sono state belle ed estemporanee esperienze durate un mese, massimo due...perchè correre, alla fine (e l'ho scoperto ora) è una scelta tua. Ed è una scelta forte e di sacrificio e raramente due o più persone hanno questo 'slancio' di andare a correre nel medesimo periodo della vita e con la medesima intensità. Ciascuno ha i suoi tempi.
Questo ti insegna la corsa. Ciascuno ha i suoi tempi, i suoi ritmi, i suoi movimenti. E quando superi il vecchietto, o la pivella forte della tua baldanza giovanile, l'esultanza dura davvero poco, perchè quel vecchietto, quella ragazza, magari erano al loro 19esimo chilometro di una giornata di 'lungo' e tu eri ai tuoi primi 500 metri di una corsa che non arriverà ai 5mila. E quel vecchietto quella pivella, domani (se ci sarai al medesimo posto alla medesima ora) staranno magari facendo il loro allenamento veloce, sui 5mila. E  'sverniceranno' la tua maglietta, e la tua baldanza. E tu farai finta di non riconoscerli, per non restarci troppo male.
Ma allora perchè corri? molti me lo chiedono.
Evidentemente non perchè mi piace, ma corro per la stessa ragione per la quale ci sottoponiamo ad altre 'dolorose' esperienze che però poi ci fanno star meglio. Penso al dentista, al tatuaggio, alla dieta ferrea. Ti imponi un sacrificio perchè sai che dopo ne avrai giovamento.
E il mio giovamento è rappresentato dal non voler più avere ansie di 'ho mangiato troppo, da domani dieta e corsa'.
Si, corro per mangiare quello che mi pare, se mi pare, quando mi pare.
Spararsi 15 km tre gg di seguito mi da la tranquillità di tornare a casa e prepararmi una carbonara alle nove di sera. Cosa che vivevo malissimo (ed è paradossale) nei tanti, troppi anni in cui ho messo su quei chiletti di troppo. Sono passato da 'sei un ingordo, da domani dieta e corsa' a 'grandioso stamattina, ora seconda colazione con pasta alla crema  e capuccino con cacao, te la sei meritata'. Mi sembra un 'ottima cosa rapportarsi al mangiare con gioia invece che con senso di colpa.
Tanto tempo fa assistetti ad una chiacchierata tra due persone, una leggermente sovrappeso e una evidentemente sottopeso, in cui lo smilzo, raccontando al pingue che non stava male di salute anzi, diceva al suo amico 'Vedi, per 20 anni, senza rendermene conto ho messo su un chilo all'anno...cosa vuoi che sia un chilo in un anno..meno di un etto al mese, impercettibile...ma dopo 20 anni sono 20 chili. E allora ho deciso di tornare in forma.' Nella mia baldanza giovanile pensai ' A me non può capitare, mica sono un ciccione incallito io'. E infatti in 15 anni sono 15 chili, non 20.
E dunque, alla soglia della fatidica cifra dei 40, a settembre 2014 ho deciso di correre, più per sfida che per convinzione. E in effetti, il monitoraggio del peso non mi dava grandi risultati, inizialmente. Poi però a Dicembre, dopo tre mesi di fatiche, mi sono ritrovato a stare sotto la psicologica cifra di 80 kg, con quasi 6 chili persi quasi senza rendermene conto. PErchè corro, non sono a dieta.
E correre fa dimagrire e ho scoperto esserci davvero poco altro così efficace, sicuramente non le diete (che con me non funzionano affatto).
Inoltre ha dei particolari effetti collaterlai benefici...ad esempio svuota la testa dai troppi pensieri. E sposta in su l'asticella della tua capacità di reggere lo stress, la fatica, lo sforzo. Non solo quello fisico, anzi quello fisico è il meno difficile. Perchè è la mente a spingere le gambe oltre l'ostacolo. E' la testa che dice 'forse un altro km lo puoi fare oggi'. Le gambe si fermerebbero prima. Nel mio caso dopo 800 metri esatti.
Si perchè anche oggi, come ogni giorno vissuto di corsa, infilarmi le scarpettine fluorescenti è una specie di supplizio...è la stessa sensazione del suono del trapano del dentista che senti metre stai in sala d'aspetto...che ti fa rendere conto che 'tra poco tocca a me soffrire'. So che tanti runner 'seri' e compagni di squadra storceranno il naso a questo paragone, ma io davvero, la vivo così. E i primi 700 metri ogni volta mi fanno rimbombare in mente il pensiero 'ma con questo caldo/freddo, non era meglio stare a casa?e poi, quanto hai detto che vuoi fare oggi?ma siediti da una parte su, non lo senti quel dolorino li sul fianco...non vorrai mica farti male?!'. Ogni giorno così. La testa deve faticare più a chiudere il primo km che l'ultimo.
Invece, nel tempo, la mente ti pone nuove sfide, nuovi ostacoli, nuovi traguardi. Ed è fondamentalmente questo che mi ha spinto e mi spinge a fare le 'garette', come le chiamo io. Senza una competizione all'orizzonte, senza un traguardo da tagliare, avrei smesso di correre dopo due mesi. Invece no, la mente si chiede e ti chiede ' ma riesci a correre davvero 5 km di fila? Ma davvero puoi fare 10 km in meno di un'ora? ma sei in grado di correre una mezza maratona?'. Da lì, nel bene e nel male, la strada è tutta in salita. Perchè non ci sono scorciatoie, nella corsa. Nessuno ti controlla se oggi hai fatto 9 o 10 km o riposato, sei tu con te e stesso e nessun altro. Le gambette, il cuore, il cervello è solo tuo, e ci si trova più spesso a dimostrarsi che puoi fare 1 km in più di quelli previsti, che non uno in meno. Poi certo, ci sono le gare, i tempi, i confronti con te stesso e con gli altri. Ma per ogni gara da 10 km ci sono 100 km di allenamento fatto in gran lunga da solo. Col tuo passo.
Perchè poi alla fine, corri spesso da solo. E ci devi stare con te stesso. Te lo devi proprio imporre, quell'ora in cui tu ascolti te. Ti ascolti e ti parli e parli con la tua rotula, con il tendine, con il polso, con il naso. E stai a sentire quello che hanno da dirti, mentre le scarpe risuonano nell'asfalto. E tutto il resto scompare. Letteralmente. Le bollette di abbanoa, le multe per divieto di sosta, i contributi da versare il mese prossimo, la malattia del gatto, il vicino rompiballe, il regalo di anniversario, quel lavoro da consegnare entro ieri. Tutto scompare in quell'ora. E quando torni a casa le cose hanno ripreso le dimensioni REALI, sono bollette, animali, relazioni, lavoro. Solo questo, nulla per cui valga la pena di non dormire o non mangiare o bere troppo. Ecco questo effetto della corsa è davvero figo. Rimette tutte le tue fatiche al loro posto, mantiene a bada tutte le ansie, ti insegna a programmare bene ogni giornata, perchè tra corsa,doccia e spostamenti vari, le giornate si accorciano ma il tempo scorre più lento. Perchè un'ora di corsa, su percorsi circolari o su tragitti lunghi, dura esattamente 60 minuti. E sono tanti e sono tutti da fare.
Poi certo, ci sono le gare, c'è l'agonismo, c'è la voglia di capire se sei migliorato e di quanto, ci si confronta sul passo, sul PB (personalbest) sulla categoria, ci sono i premi, gli avversari, i compagni, c'è il raffronto di quella gara piuttosto che quell'altra. MA questo conta e vale nelle misura in cui sei 'drogato' di competizione. Io per ora non lo sono, credo, sono drogato dell'effetto benefico che la corsa ha DOPO che la finisci, perchè nel prima e nel durante è una 'cazz di fatica. 
Cosa voglio dire con questo articolato e palloso panegirico? Assolutamente nulla. Non vi invito a correre con me perchè in quel tempo sono concentrato su di me, non è un tempo 'sociale' è un tempo individuale. Poi certo ci sono piacevolissime parentesi di chiacchierate fatte con chi ha un passo più svelto del tuo e ti aspetta e non te lo fa nememno pesare. Ci sono state persone che hanno avuto voglia e ancora ne hanno di corrermi accanto o di biciclettarmi dietro o davanti per chilomentri sopportando il fatto che risponda a monosillabi. E questa è anche una metafora della vita: spesso nei momenti difficili basta avere qualcuno accanto che 'veglia' su di te e ti allunga un sorso d'acqua. Senza dire nulla, senza frasi ad effetto da eroe dei film americani.
Non voglio nemmeno convincervi ad iniziare, perchè per tanti anni mie sorelle hanno corso, e corrono e non è stato 'per loro' che ho iniziato, nonostante i ripetuti inviti. Ciascuno ha il suo passo e il suo tempo. E quando incroci qualcuno, o lo superi o lo vedi sorpassarti o lo vedi fermarsi e riprendere fiato, non sai davvero che allenamento sta facendo. Non sai nulla se sia un campione o un cardiopatico. Non sai se ha iniziato ieri o se sta ultimando un lunghissimo allenamento da 30 km. Non sai che fatica, che sforzo, che motivazioni, che gioia, che soddisfazioni stanno dietro quella canotta sudata.Non sai se sia più veloce, più resistente, più bravo. E magari capisci che non ti interessa nemmeno saperlo.
Come nella vita, non sappiamo mai che battaglie gli altri stanno combattendo. Perciò saluta, sorridi e magari incoraggia chi vedi fermarsi ansimante a metà della salita.
Alle volte si può persino mandare  all'aria il cronometro, il cardiofrequenzimetro, l'ansia da prestazione e fare gli ultimi km assieme. Con un perfetto sconosciuto. E arrivare assieme al traguardo.Ed era un allenamento, perciò nessuna medaglia ti aspetta. Solo il piacere di fare un tratto di asfalto assieme.
Questa è la corsa. Per me
Buona strada a tutti

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